venerdì 1 novembre 2013

Halloween Writing Contest - Tema: Il Forno

Halloween Writing Contest
Svolgimento

Mi trascinavo stanco e debole senza poter prendere sonno. Era la mezzanotte e decisi di sfogliare un libro che mi conciliasse il sonno. Sulla soglia dei miei quarant'anni, nessuno oltre me ad animare questa casa. Solo il ricordo della mia mamma, Lenore, portata via in cielo, dopo che le dedicai tutta la vita, trascurando qualsiasi altra compagnia femminile.
Ad un tratto sentii come un picchettio, un bussare lieve. “Lenore” sospirai “quanto mi manchi! Sei tornata atrovarmi”.
Era dicembre ed era freddo e per riscaldare la stanza decisi di accendere il forno, in mancanza di altre fonti di riscaldamento che mi confortassero.
“E' qualcuno che bussa alla porta, nient'altro, nessun fantasma” mi dissi per calmarmi.
Ma portando il mio corpo dinanzi l'uscio, una volta apertolo, vidi solo il buio del pianerottelo.
Di nuovo un'inquietudine mi assalì “Lenore, forse ho sentito il tuo nome? O sono io che lo pronuncio?”
E tornando in cucina di nuovo udii quel picchiettare lieve.
Sarà il vento, pensai.
Mi avvicinai così al forno per accertarmi che fosse spento. Aprii lo sportello. Una forte energia mi lanciò distante, il forno emise scintille e poi fulmini, e al suo interno apparve un vortice nero pieno di tanti puntini luminosi.
Sembrò che il cielo stesso, colpevole di aver preso mamma Lenore, si fosse messo in prigione, nel forno, per scontare la giusta pena per questo grave misfatto.
Nella mia casa grigia, sui miei vestiti grigi, si propagò una luce strana.
Le manopole del forno, accese come i due occhi del diavolo, mi fissavano. Lo sportello si apriva e si richiudeva come la bocca di Cerbero.
Sei un mostro, dissi
– ma la mia vita non l'avrai. Forno spettrale, che vieni dal buio, dimmi, qual'è il tuo nome?
E il forno disse: Mai più!

Che meraviglia provai a sentir quel forno dire qualcosa che non capii bene.
Ma non disse oltre, il forno.
Così rimasi incredulo a fantasticare cosa significasse tutto ciò.
Disse il forno: Mai più!
Guardavo il forno da lontano e mi sembrava che mi richiamasse dentro di sé dentro quel gorgo di stelle che aveva in bocca.
Malvagio!Ti manda il Cielo! Gridai – lasciami riposare e prender sonno! Mangia il frutto dell'oblio e dimentica Lenore affinchè io possa sposarmi.
Disse il forno: Mai più!
Messaggero, dissi implorando – che prendi possesso della mia casa e della mia mente, dimmi, per bontà divina, c'è almeno una moglie per me nel tuo inferno?
Disse il forno: Mai più!
Messaggero, ripetei – dimmi, in nome di quel cielo scintillante che porti in grembo, potrà un giorno la mia anima triste trovare una dolce vergine come Lenore?
Disse il forno: Mai più!
Forno o diavolo, torna fra i fulmini e le tempeste che ti hanno risvegliato e lasciami alla mia solitudine!
Disse il forno: Mai più!
E là, senza più muoversi, rimase fisso a guardare con i suoi occhi accesi, e i raggi della loro luce proiettarono un'ombra sul pavimento, e sentii che la mia anima non sarebbe stata libera, mai più.
Mi decisi allora ad entrare nel forno. A carponi mi misi, iniziai così a camminare verso quel cielo, verso quel gorgo di stelle e, da esso venni risucchiato e sputato via, in un altro luogo.
Disse il forno: Mai più! Mai più menzogne, mai più Lenore, mai più altre donne.
Vuoi forse per me una vita di ascetismo? Chiesi allora alla voce.
Disse il forno: Mai più! Sei stato già abbastanza solitario... Ma come te lo devo spiegare? Come?
Mi guardai attorno per capire dove fossi giunto. Vidi un'arcobaleno di colori, di gente felice e solidale e mi sentii stranamente attratto da un uomo coi baffi.
Forno! Ma niente niente...
Disse il forno: ...fussi 'nù poco ricchione? Bravo! Adesso che l'hai capito sei libero dai fantasmi, libero di vivere pienamente la tua vita.
Mi risvegliai nella poltrona in cucina, con il libro aperto sulle gambe. Il forno davanti a me era spento e grigio come sempre. “E' stato tutto un sogno?”.
Sentii bussare alla porta. Scusi l'orario - era il mio vicino – ma ho perso le chiavi e non riesco ad entrare a casa. Può darmi il mazzo di scorta che le ho lasciato?
Il mazzo, dice? Di scorta, dice? Ma si figuri, prego entri, non stavo affatto dormendo, le offro qualcosa.
Il ritratto di Lenore, in camera da letto, chiuse gli occhi per non guardare. Ma non fu quella la cosa più strana di quella notte.

Davide Francesco Torres

6 commenti:

  1. Pezzo che comincia stranissimo, una scrittura che piglia e non molli. Fine di un incubo durato una vita. Bravo Davide.

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  2. Concordo con Jole, questo racconto è strano.
    Mi stona un poco la parte in dialetto (napoletano?) però il resto mi è piaciuto molto, con finale slittato pure.
    Beh, Davide, complimenti e grazie. Ora però non scappare, so che hai scritto anche altre cose molto belle.
    Ciao

    Federico

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  3. Davide! A me è piaciuto tantisssimooooo! issimooooo ! e' cosi' strano che sembra vero, e poi come i temi di Raimoticon io me lo immaginavo come un cartone animato degno di Tim Burton!
    yesss
    torna a scrivere per Noi!

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  4. Molto strano l'impatto ma una volta superato lo straniamento, il racconto fila via che è un piacere e si vive , si brucia anzi, col protagonista, verso una combustione catartica di atavici ceppi materni. Sembra una liberazione alla Vertigo: come nel film , il protagonista deve liberarsi dal passato e per riuscirci deve affrontare il ''forno caudino''. e una volta superata la prova di coraggio, potrà trovare la sua vera identità! Il forno sembra anche funzionare come una bocca della verità, voce intima del subconscio.Bravo Davide Francesco!! Mi è piaciuto!

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