giovedì 26 dicembre 2013

Tema: Baldassarre

Sez. In Fuga dal Presepe
Svolgimento



 
Ci siamo di nuovo, mi succede tutti gli anni in questo periodo. Non ne posso più di questo cimento ricorrente, mi sembra davvero di far le stesse cose da secoli, mi trascino avanti e indietro con i miei cofanetti impreziositi da gioielli, le mie urne d’oro, la mia stola di pelliccia… beh, quella magari… mi dà un tono un po’ chic, come la corona. Ecco com’è ridotto uno come me, tutto chic et chéque, che si fregia di un nome altisonante che mi piace ricondurre a quel suo vecchio significato di “Dio protegga il Re”, un augurio, una speranza, una certezza, un baluardo contro il caos!


Viva il Re! Viva il Re! Viva il Re!
Le trombe liete squillano

Viva il Re! Viva il Re! Viva il Re!


E no, tutti gli anni che il sole manda in terra sono qui a correre dietro a una stella, sul cammello o a piedi perché devo sempre vedere che cosa mi forniscono per spostarmi di volta in volta, come se fosse facile fare decinaia e decinaia di leghe con le masserizie in mano, nemmeno fossi un mercante qualsiasi, roba da farsi venire un’anchilosi del polso come neanche un santone indiano con la piantina che gli vegeta nella mano disseccata riuscirebbe a fare. Tutta colpa del Bondone, poi, se inseguo la coda di una stella: gliel’ha fatta lui perché doveva riempire il buco nell’affresco, ‘st’imbrattagessi.

Sono anche stanco dei miei compagni di viaggio, i quali di punto in bianco sono diventati due non si sa perché. Uno ha la grazia di un oritteropo che balla la conga, e l’altro è politicamente corretto da secoli prima che inventassero un concetto come questo, buono solo per far star calmi i deficienti. Dovrebbero anche essere miei fratelli, ma io che ne so? Forse nostro padre era il re di Gondor: quello vecchio avrà come minimo due o trecento anni più me, e quello più giovane pare un profugo di Minas Morgul. Mi viene da ridere quando penso che ci hanno fatti tutti santi, giusto perché non sono nemmeno sicuri di quanti fossimo; tre è una cifra di comodo, il ternario fa sempre tanto fine in qualsiasi religione. Santi… come se dovessimo fare per forza qualcosa o averla fatta. Ti lavi i denti tutti i giorni, lucidi bene le scarpe del cammello, tra un oppio e una mirra tiri fuori due o tre frasette sibilline e via che ti proclamano santo, così puro che al posto della cacca fai cubetti di marmo. Ma va’ a dar via i ciap, ti e el to camel..
Follie! Follie! Delirio vano è questo! Dopo tanti anni di onorato servizio voglio darmi un po’ a delle occupazioni che mi gratifichino!
Sempre libera degg’io
Folleggiare di gioia in gioia,
vo’ che scorra il viver mio
pei sentieri del piacer.
Ho bisogno di evadere, al diavolo tutto! Voi restate qui con i pastorelli, le pecorelle, lo arrotino, la culla, il bove, la capanna e tutti gli strafanti che ha fatto il kitsch vostro!
Io me ne vado, addio!
(Go west) Life is peaceful there
(Go west) Lots of open air
(Go west) To begin life new
(Go west) This is what we'll do
(Go west) Go west
(Go west, go west)
(Go west)

Mauro Melon 

16 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. uro stile Melon!
    Devo dire che "roba da farsi venire un’anchilosi del polso come neanche un santone indiano con la piantina che gli vegeta nella mano disseccata"
    è una delle varianti più elaborate e riuscite sulla 'fenomenolgia del polso' che io abbia ma udito profferire dal Melon. E d'altronde, si sa, il polso è un feticcio anatomico sul quale egli ricama racconti esilaranti quando è in vena.
    Poi, sembra davvero una specie di autoritratto segreto che emerge in superficie con parole chiave tipo 'cimento' 'imbrattagessi', o con immagini come 'l'oritteroporo che balla la conga' o anche quando il nostro si avventura in digressioni teosofiche varie, e poi la sovrapposizione Melon-Baldassarr si fa sempre più esplicita nel finale:
    "Ma va’ a dar via i ciap, ti e el to camel", per non parlare del finale: mi sono immaginata Mauro in overdose da strafanti che fugge dal presepe kitsch( che potrebbe anche funzionare come metafora della società postglobalizzata) con una battuta finale strepitosa proprio in stile Melon.
    La colonna sonora dei titoli di coda poi è davvero giusta!
    Con i post di Mauro si impara sempre qualcosa ma non senza divertirsi parecchio.
    Bravo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. All'inizio mi sono persa la P! Volevo scrivere' Puro stile Melon' ovviamente ma ora che ci penso, questo testo è anche molto UR-Melon Style!!
      Lucia: ti confsso che anch'io sono andata vedere cosa fosse l'oritteropo e per questo sostengo che ogni volta che leggo o ascolto Mauro imparo parole sconosciute!

      Elimina
    2. Mi sento meno sola nell'oceano di "impariamo cose nuove".
      Grazie Bea per il supporto.
      Sigh!
      L.I.

      Elimina
    3. Io non vorrei deluderti, ma di autobiografico non c'è una virgola (una volta tanto). Circa il finale ero diviso tra Go west e Ninì Tirabuscio', ma la prima ha molto più ritmo

      Elimina
    4. Forse di autobiografico no, ma di 'autocitazioni ce ne sono molte!
      E poi per me tu oggi sei Baldassarre! :-)

      Elimina
    5. Se pensi che scrivo come parlo, solo stando attento a levare porchi e porcate, non è difficile che ce ne siano

      Elimina
    6. Mauro, ti ricordo che è Natale! :-)

      Elimina
    7. Temo di non poter fare nulla al riguardo

      Elimina
  3. Io non ti conosco come la Bea Ary, ma senz'altro mi sono divertita a leggerti.
    Ora vado a cercare cos'è l'oritterotopo.
    Emoticon della "santa ignoranza".
    L.I.

    RispondiElimina
  4. L'oritteropo (Orycteropus afer Pallas, 1776) è l'unica specie vivente dell'ordine dei Tubulidentati. In molte lingue è noto con il nome afrikaans di aardvark (letteralmente "maiale di terra").
    Direttamente per voi da Wikipedia!
    L.I.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci metterei anche una foto, se quel fetente di blogspot lo lasciasse fare ma no, perché dovrebbero porsi il problema di far comuncare le persone anche attraverso le immagini?

      Elimina
  5. Polemico il Melon!
    Sisisi...
    L.I.

    RispondiElimina
  6. din don... dalla regia mi informano che Bondone non è il cognome di Giotto ma il nome di suo padre.
    Sarebbe bello rettificare, "Tutta colpa del Bondone" dovrebbe diventare "Tutta colpa del figlio del Bondone"

    RispondiElimina
  7. c'e' baruffa in questo post!!

    RispondiElimina