venerdì 1 novembre 2013

Halloween Writing Contest - Tema: Disegni

Halloween Writing Contest
Svolgimento

“Leo, micio, micio! Vieni in casa” ma del gatto nessuna traccia. Si stringe nel maglione e continua ad urlare al nulla “Leo quando hai fame batti un colpo!” Chiude la porta e si mette al computer. Si massaggia le mani e inizia a  scrivere.

Ho iniziato una sera. Mi annoiavo. Così sono scesa per le scale. Era buio, ma non ero spaventata. Sono entrata nella camera e ho visto tutti quei giocattoli. Io non li ho mai avuti, forse perché sono ancora piccola.
Le tende, le mie migliori amiche, svolazzano leggere. Anch’io sono leggera. Mia madre diceva che dovevo mangiare per diventare grande. Quella tazza piena di latte mi ha sempre preoccupato. Sembrava che mi risucchiasse dentro, insieme ai biscotti che galleggiavano e poi sparivano. Una mattina ho pianto per quei biscotti che non ritrovavo più, disciolti e persi, per sempre.


Questa casa non è male, solo noiosa, perché, da quando mia madre se ne  è andata, io ho visto trascorrere il tempo piano, con persone che arrivano e poi se ne vanno, di nuovo. Quando arrivano cambiano colore alle pareti dove ci sono i miei disegni, spostano i mobili, rompono i muri e li ricostruiscono, fanno una confusione infernale. Per questo io faccio esattamente quello che fanno loro. Faccio rumore, sposto gli oggetti, faccio cadere qualche libro. La storia dei libri è diversa. Scelgo quelli con foto e disegni bellissimi, che poi ridisegno sul muro, anche se a volte disegno solo il prato con i colori che trovo.



Si stropiccia gli occhi. Guarda la camomilla ormai fredda nella tazza . Pensa che per stasera può bastare. Domani continuerà il racconto. 
La mattina dopo si alza presto, vuole finire il racconto prima di andare a lavorare. Il primo caffè della mattina lo accompagna alla scrivania. Sul video una frase incomprensibile.

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“Razza di gattaccio. Hai di nuovo camminato sul computer. Lo stupido sono io che lo lascio  aperto ovunque. Meno male che non hai cancellato nulla. Allora, si, ecco. Avevo lasciato da qui”

La storia dei libri è diversa. Scelgo quelli con foto e disegni bellissimi, che poi ridisegno sul muro, anche se a volte disegno solo il prato con i colori che trovo.
Di giorno non riesco a fare nulla come il mio gatto che la notte andava fuori, a caccia o a cercare la gattina del vicino, e durante il giorno dormiva. Forse anche io sono come lui. Quando è morto non ho pianto. Anzi ero contenta, speravo di poterlo accarezzare, invece la mamma diceva che nemmeno lui mi poteva far compagnia, diceva che era una questione di anima.
Quella sera ero così arrabbiata che ho fatto il diavolo a quattro. La mia mamma non si è preoccupata. Diceva che era una situazione normale. Ma dopo quella notte non l’ho più vista. Nessuno dei miei parenti ho più visto.
Una notte sono entrate nella casa delle persone. Avevano delle macchine che fotografavano i muri. Io mi sono messa davanti ai miei disegni, ma  non mi hanno visto. Dopo un po’ hanno indicato, nello schermo di una specie di televisione, che vedevano qualcosa. Mi sono avvicinata, ma  non ho visto nulla. Solo un alone fluorescente. Dicevano “E’ lei! È’ lei!” Valli a capire. Ma cosa vedevano di tanto interessante? Io non vedevo nulla e  per questo mi sono arrabbiata tantissimo. Ho visto delle carte sul tavolo e ho soffiato forte, facendole volare. In casa è successo il finimondo. Chissà cosa pensavano che succedesse. In fondo erano solo dei fogli. Magari ci potevo disegnare, ma li hanno portati via.

“No, stasera proprio non scorre. Meglio se invece della camomilla mi faccio un caffè per svegliarmi” –  si alza dalla poltroncina e va verso la cucina. Prepara la caffettiera da due tazze e aspetta il profumo del caffè. Mentre si versa il liquido nero nella tazzina sente bussare alla porta. “Arrivo! Ma chi è a quest’ora?”  Appena apre il gatto entra di corsa in casa. Non c’è nessuno forse è stato il vicino che ha bussato per avvisarlo del gatto. Un brivido lo avvolge, non faceva così freddo prima. Con le mani si sfrega le braccia per scaldarsi. Richiude la porta e torna al computer. 

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“Ancora! Leo se ti becco sul mio computer ti faccio volare dalla finestra!” ma il gatto già si è accoccolato sulla poltroncina vicino al camino.” Dove ero rimasto, ah ecco …

Magari ci potevo disegnare, ma li hanno portati via.
Per anni nessuno è tornato nella casa. Quando le giornate cominciavano a diventare più calde, muratori e imbianchini sono arrivati e hanno disfatto e ricostruito i muri, dipinto le pareti e rimesso a posto le finestre. La notte sì che era un divertimento. Con le mani coloravo tutte le pareti, lasciando impronte ovunque. Gli imbianchini la mattina dopo hanno dato la colpa ai ragazzi dei vicini e hanno dovuto rifare tutto il lavoro. Qualche giorno dopo una famiglia nuova ha riempito le stanze. La mamma era una donna molto bella, ma soprattutto mi piacevano i bambini, fratello e sorella. La bambina era piccola, stava sempre in braccio alla mamma. Ma lui, lo so, mi aveva visto perché disegnava sempre e capiva cosa volevo che disegnasse.

Di nuovo bussano alla porta. “Ma stasera che succede!” Si alza spazientito, apre la porta, ancora nessuno. Esce e urla al buio “Ma che vi sembra di essere al Halloween!” un attimo e la porta si chiude. Impreca, deve cercare le chiavi di riserva sotto qualche vaso. Ma quello che accade nella casa è proprio strano.  Dalla finestra vede il gatto sopra la televisione che miagola al computer. Trova la chiave e torna in casa. “Leo che hai? Ha mangiato una lucertola viva stanotte?” si siede di nuovo alla scrivania. “E’ no! Hai di nuovo passeggiato sulla testiera? Guarda che casino! Sembra  quasi che hai imparato a scrivere.” Legge la riga prima di cancellarla. 

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GIOKO.

Arrivavo piano nella sua camera, non toccavo i giocattoli, solo la tenda. Lui dormiva con una piccola luce accesa, per questo non mi vedeva. Se si svegliava si infilava sotto le coperte.  Una notte ha cominciato a parlarmi. Mi ha chiesto chi ero e io non ho potuto fare altro che muovere le tende. Avevo un amico, finalmente avevo un amico! Alla parete della camera aveva attaccato dei disegni. Erano dei fiori splendidi. Qualche notte lui disegnava e poi mi mostrava i fiori e i colori che aveva lasciato sulla carta. Una notte ero così contenta che ho agitato troppo le tende, tanto che lui si è alzato sul letto con gli occhi spalancati. Ma ha acceso la luce e subito dopo è arrivata la sua mamma. Lo ha stretto al petto e lo ha portato via. Ci siamo salutati mentre usciva. Per tanto tempo sono rimasta nella sua camera, fino a quando lui non mi ha più parlato. Era cresciuto e io ero rimasta piccola. 

“Basta vado a letto. Domani devo cambiare tutto.“ chiude il computer, accarezza il gatto e lascia la stanza.
Poi torna indietro, ha visto una luce. “Che mi sono scordato adesso!” Il computer è aperto, con il video che illumina la spalliera della poltroncina. “Strano, mi sembrava di aver spento.” Si avvicina e una frase appare al posto del racconto:

SI DISEGNA I FIORI?

Cinzia Giuntoli

2 commenti:

  1. Qui c'è una bella tensione che viene portata avanti per tutto il pezzo. All'inizio pensai "gattaccio", poi però un sacco di dettagli rimandavano ad altro, slittavano, elementi che fanno parte della narrativa horror molto interessanti.
    Brava Cinzia

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  2. Cinzia sei sempre più brava , mi ricordava l'atmosfera del film 'the others ', c'è tensione fino alla fine. Complimenti!

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