venerdì 8 novembre 2013

Tema: Nametil

Sez. In viaggio
Svolgimento

Dall'aereo il Mozambico è una terra buia, di notte è inesistente. 
Prima di lasciare Maputo mi hanno detto di non parlare con nessuno, di stare perfino attento alla polizia che crea solo problemi - ti chiedono il passaporto e poi cominciano a cercare irregolarità – mi aveva detto uno dei volontari – e quando ne trovano qualcuna, ma anche quando non ne trovano,  ti ordinano di seguirli in caserma, e se tu ti opponi puoi sempre scegliere di farteli amici, e allora ti sorridono e ti chiedono dei soldi o una ricarica telefonica, a volte anche lattine di birra o Coca Cola, qualunque cosa. Non fidarti di loro.
Quando l'aereo atterra, a Nampula non c'è nessuno ad aspettarmi; all'interno dell'edificio cadente e poco illuminato attendo insieme ad altri che il nastro trasportatore porti i bagagli ma dopo qualche rumore inceppato il nastro si ferma. 
Fuori vengo circondato da tassisti che mi offrono di accompagnarmi, mi si parano davanti, uno prova pure ad anticipare i tempi per convincermi ad accettare: afferra la mia valigia e prova a caricarla in macchina ma lo fermo mentre mi parla delle sue tariffe convenienti, poi chiamo il direttore a Maputo e gli spiego la situazione – tutto sotto controllo – mi dice – sta per arrivare un taxi che ti porterà al progetto – poi chiude.
L'uomo che esce dalla macchina si ferma di fronte a me, non è un tassista e poi non c'è neanche il cartello “taxi”, ma dice di essere stato chiamato da Maputo quindi mi fido; all'interno  una ragazza seduta accanto a lui mi sorride (io non ho la forza di ricambiare), mi siedo e rimango in silenzio per tutto il tragitto. All’arrivo l'uomo ferma l'auto, mi fa cenno di aspettare, tira fuori un taccuino e su un foglietto di carta sudicio e rovinato scrive 300 Meticais. Cerco all'interno del portafogli la somma di denaro richiesta, trecento meticais (non ho idea di quanti soldi siano in euro), sono veramente troppo stanco, glieli consegno in mano, lui ride, è grasso, ha un’apertura della bocca enorme, mi afferra una mano, la stringe forte e mi dice – obrigado, my friend.

Alle sette del giorno dopo sono già in viaggio. A Nametil si arriva attraversando una strada lunga e terrosa - terra rossa. La sabbia entra all'interno del veicolo e dentro di me (la mia lingua diventa subito secca e sento la gola bruciarmi e i granelli di sabbia impastati dalla saliva che scendono lungo l’esofago graffiandolo), eppure non riesco a smettere di stupirmi, è tutto come l'avevo immaginato - l'Africa delle cartoline e delle immagini su internet: un' unica strada e ai bordi, fino all'orizzonte, una distesa di terra secca, di alberi, ogni tanto sul ciglio della strada una donna che porta un secchio o un bidone sulla testa, a volte qualche bambino.
La strada è deserta e l'autista dell'auto su cui mi trovo va molto veloce, se ne frega delle buche che incontriamo, e io sento il costato comprimersi ogni volta che ne prendiamo una, ogni volta che ci finiamo dentro e mi aggrappo al sedile per attutire gli effetti dei colpi, il caldo è insopportabile, il sudore che cola, mi manca il fiato ma eccitazione e stanchezza si mescolano; il desiderio di scendere dall'auto per muovere un po' le gambe è forte, ma poi arriva un colpo e poi un altro (il tempo di riprendere fiato non ce l’ho); a ogni percossa mi aggrappo più forte, e vedere spuntare qualche capanna ai bordi della strada mi tranquillizza – ci stiamo avvicinando al paese.
Arrivati a Nametil l'autista rallenta, mi dice qualcosa ma non capisco il portoghese, poi si ferma e io scendo dall'auto; per strada due uomini, mi fissano con insistenza, parlano e poi si voltano ancora - probabilmente i bianchi non arrivano mai fino a qui –; non mi guardano, mi stanno studiando.

Federico Orlando

35 commenti:

  1. Bravo Federico. Il ritmo è praticamente perfetto, sei riuscito a gestirlo in maniera esemplare. Il tema è molto interessante e (ringraziando il cielo) riesci a non essere didascalico (odio didascalicità e pietismo qiando si parla fi Africa). Grazie Federico, mi hai fatto cominciare bene la giornata.
    Maria Rosa

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    1. Grazie!
      Hai ragione quando dici che a parlare di Africa si rischia di apparire sempre compassionevoli e mielosi (è facile caderci, devo ammetterlo).
      Grazie a te per essere passata a commentare!

      Federico

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  2. Quando lo mandiamo sto romanzo ad un editore?
    GD

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    1. Azz...quanto tempo ho per rispondere?

      Federico

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  3. Bellissimo pezzo. Mi sembra di vederli questi posti. L'ansia e la paura di non conoscere niente e nessuno ma allo stesso tempo la determinazione di fare ciò che ci si è prefissato.
    Bravo Fede, anche per il tuo impegno.

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  4. E' proprio il buio iniziale che immette in un altro mondo, quella terra che senza luci non esiste. Forse avrei voluto più storia, ma si capisce bene che questo è solo un pezzo di qualcosa di più grande. Mi piace e viene voglia di saperne di più.

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    1. Ahahaha grazie, Jole.
      Più storia? Mi sa che devi aspettare, allora. CI sto lavorando da un po' ormai, questo è solo un piccolo estratto.
      Grazie!

      Federico

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  5. Questo tema è perfetto dal punto di vista stilistico, il ritmo è esatto, concorda con quello che vuole esprimere, accordando la velocità di ciò che viene raccontato con la mente del lettore. Con grande astuzia narrativa, il viaggio vero e proprio non viene raccontato, ma il suo incipit lo contiene tutto, lasciandocene il sapore netto ma anche la voglia di saperne di più. Si consiglia vivamente un Mozambico parte II !!
    ah, dimenticavo! A forza di prendere buche mi è venuto il mal di schiena.

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  6. Bravissimo Federico. Pezzo intenso e coinvolgente, linguaggio asciutto come l'aria africana. Il seguito è una necessità.

    Adele

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    1. Ahahahah, ma sai che aspettavo il tuo commento? ahahaha
      grazie, Adele. MI rendo conto che riuscire a trasmettere " l'aria africana" non è facile. Per niente!
      Grazie!

      Federico

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    2. E se è arrivato sai bene anche perchè :-)

      Adele

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  7. quando la scrittura sguazza in "elementi" affini...Bravo Fede. "Si sente" ecco, riesci davvero a "raccontare" un vissuto...Orgoglione di te ;)
    Meis

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  8. bravo fede!
    mi ci sono ritrovato tutto dentro! :)

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    1. Ahahahahahah, ignoro chi tu sia, caro car..
      ciao, grazie!

      Federico

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  9. Tu che non ricambi un sorriso? Mi pare assai improbabile :)

    Vale.

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    1. AHahah grazie, Red. Ma dove l'hai letto che sono io? Non mi pare di aver messo il mio nome da qualche parte eheh..

      Federico

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  10. Sembra di viaggiare con te, sulla tua pelle, dentro i tuoi sandali, attraverso i tuoi occhi e nella tua solitudine di fronte a un mondo sconosciuto. Poi tu resti lì e smetti di parlarci. Attendo con ansia di poterci ritornare per sapere come va a finire! Mandami un altro taxi da Maputo!!!

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    1. Bea, grazie.
      Anche io aspetto di tornarci ahahahah

      Federico

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  11. Bravo Fede, la prima cosa a cui ho pensato appena ho finito di scorrere il pezzo. Si legge bene e poi racconti dell'Africa come si dovrebbe fare: così com'è. Mi sono piaciuti "il Mozambico è una terra buia, di notte è inesistente", le buche, "un' strada e ai bordi, fino all'orizzonte, una distesa di terra secca, di alberi, ogni tanto sul ciglio della strada una donna che porta un secchio o un bidone sulla testa, a volte qualche bambino", e altro ancora. E poi si sente che questa storia proprio ti appartiene. A quando il resto?
    Emoticon del buon incipit.
    L.I.

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    1. Argh! questo sarà il quarto o quinto commento che mi chiede il resto ahahah

      E se fosse tutto qui e non ci fosse un resto?
      Grazie, Lux

      Federico

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  12. Mizzica, bravo Federico, arrivo in ritardo per dire quello che già hanno detto tutti. Innanzitutto mi sembra un pezzo impeccabile e coinvolgente al tempo stesso, la polvere rossa che entra in gola si materializza leggendo.
    Beh è ovvio che tutti ci aspettiamo un seguito.
    Ci hai portati con te su quell'improbabile tassì, hai fatto il cicerone per tutto il percorso, ci hai fatto rompere la schiena con quelle buche maledette, e ora ci posi qui davanti a questi due sconosciuti che parlottano e non capiamo niente. Visto che adesso il portoghese lo sai parlare benissimo, per favore ci fai sapere cosa succede a Nametil (emoticon interrogativo).

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    1. ahahahahahahahah questo Raimoticon caro, in realtà c'è già un seguito, anzi, ce ne sono tanti. Bisogna capire se meritano!
      Intanto grazie per questo!

      Federico

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  13. Grazie Federico! bel pezzo davvero, mi piace perché è reale e ben scritto, per me qui una storia quotidiana (anche se a Nametil non ci sono mai arrivata, ma non si sa mai...). Quando torni? Ma questa volta se vieni ti vengo a prendere io a Maputo... niente taxi! Giulia P.

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    1. Giulia! Intanto grazie per aver letto questo pezzo.
      Nametil è vicino Nampula (che poi "vicino" sappiamo benissimo che non è mai un'informazione attendibile, eh?), distretto di Mogovolas, sulla strada per Angoche. Quando sono arrivato mi sono detto "ah però, mi aspettavo di peggio" qualche settimana dopo mi sono ricreduto (tante cose sono arrivate!)
      A Maputo sono rimasto per pochissimi giorni quindi non ho visto molto, e però accetto volentieri il tuo invito, 'spetta che metto da parte un po' di soldi e ci vediamo!

      Federico

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  14. Complimenti e ancora complimenti da tutti ricevi eh?!
    Io invece complimenti non te ne faccio perchè ne hai troppi conservati, ma sappi che la prima copia completa sarà mia!
    Aure

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    1. Mah, in realtà spero che la prima copia completa sia mia ahahahahah
      Ma poi vero, complimenti da tutti, mah...gente strana!
      Eheh..

      Federico

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  15. eccomiii!! allora Fede non e' che dopo questa narrazione cosi' veritiera e spedita, costruita che sembra di vivere le situazioni in prima persona mi molli li come un tordo senza almeno dirmi se il protagonista finisce bollito in un pentolone con le spezie o sbranato da un branco di cani randagi.
    enno ehhhhh!! Sa quando lo pubblichiamo?

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    1. Wood, bollito in un pentolone o sbranato da un branco di cani randagi? Secondo te in Sicilia siamo tutti così truci?
      ahahahah
      Ciao, Wood!

      Federico

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  16. Bravissimo Federico, è la prima volta che leggo qualcosa di tuo, mi è piaciuto moltissimo il tuo stile e questa idea del viaggio "laterale" e interiore al tempo stesso. Complimenti, spero vorrai condividere qualche altro pezzo... prima di mandarlo alle stampe! Difficile lasciare andare sulle sue gambe qualcosa di così profondamente sentito, vero?

    pat

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    1. eheh grazie Pat, in realtà qualche altro pezzo è stato pubblicato in tempi lontani, quando ancora nel blog bazzicavano solo quattro anime sparute eheh..
      Ciao, grazie!

      Federico

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  17. Anche a me questo pezzo fa venir voglia di leggere il seguito, conqusti la curiosità del lettore pian piano e sapientemente.

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    1. Mignazza, tutto questo danno faccio?

      Eheh
      Grazie

      Federico

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