Svolgimento
Entrai in camera e vidi il mio cadavere steso sul letto.
Indietreggiai mentre l’orrore mi irrigidiva, poi la ragione mi disse che doveva esserci un errore, una qualche falla nel mio cervello che mi dava un’immagine sbagliata, dovevo esaminarla per rendermene conto, ma i piedi si erano incollati al pavimento, non riuscivo ad avvicinarmi così sfrontatamente alla morte, non potevo, allora la ragione mi spinse con la sua mano enorme e calda in avanti e quando continuai a opporre resistenza mi prese a calci fino al letto, tanto che mi sbilanciai e rischiai di cadere e mi ritrovai a qualche millimetro dal mio naso di gesso, volevo urlare, ma ogni passaggio d’aria alla faringe sembrava interrotto, portai le mani alla gola, qualcuno mi aiuti, pensai, credetti di svenire, e invece un burattinaio sadico mi teneva vigile a fissarmi da morta, gli occhi aperti e velati che osservavano qualcosa a cui io non potevo volgere lo sguardo, le labbra viola, i capelli di un colore spento che non è il mio ai lati del viso, non sono io, ci deve essere un errore, pensavo mentre riconoscevo le mie mani, il mio corpo, i miei abiti, voltai le spalle all’evidenza e mi diressi verso la porta, volevo chiamare qualcuno, riprendere contatto con la realtà e trovare conforto, ma le dita che vengono a prendere nei loro letti quelli che hanno paura del buio mi afferrarono, una voce all’orecchio mi sussurrò: e tu, di cosa hai paura? Lasciami andare, la supplicai, e lei disse che non era lei a bloccarmi ma io stessa - non capisci, continuava, di cosa hai paura?