giovedì 10 novembre 2011

Tema: Avresti dovuto vedere che tempo che c'era ai miei tempi! Avresti dovuto vedere che territorio c'era nei miei territori!


 Svolgimento


«La questione è» disse Alice, «se lei può costringere le parole a significare così tante cose diverse».
«La questione è» replicò Humpty Dumpty, «chi è che comanda … ecco tutto».
Lewis Carrol

La Regina continuava a gridare: «Più svelta! Più svelta!» e se la trascinava dietro. «Siamo quasi arrivati?» finalmente riuscì a dire Alice, ansimando. «Quasi!» ripeté la Regina. «Vedi, ci siamo passati davanti solo dieci minuti fa. Più svelta!» E per un po' corsero in silenzio, col vento che fischiava nelle orecchie e faceva volare i capelli all'indietro con tanta forza che quasi glieli strappava dalla testa, pensava Alice. «Ci siamo! Ci siamo!» gridò la Regina. «Più svelta! Più svelta!» E andavano così forte che alla fine sembrava che fendessero l'aria quasi senza toccare il suolo coi piedi, finché d'improvviso, proprio quando Alice era ormai del tutto esausta, si fermarono, e lei si ritrovò seduta per terra, senza più fiato e col capogiro. La Regina l'appoggiò con la schiena a un albero e le disse gentilmente: «Ora ti puoi concedere un breve riposo». Alice si guardò attorno sbalordita. «Ehi, ma siamo rimaste per tutto il tempo sotto quest'albero! È tutto esattamente com'era prima!». «Certo» rispose la Regina. «Che cosa ti aspettavi?». «Be', nel nostro paese» disse Alice, ancora un po' trafelata, «di solito si arriva da qualche altra parte, quando si corre per tutto il tempo che abbiamo corso noi». «Ma che paese lento!» esclamò la Regina. «Qui, invece, ti tocca correre più forte che puoi per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte, devi correre almeno due volte più forte».


Alice ha attraversato lo specchio. Una sensazione piacevole e goduriosa sfondare quella membrana liquida ma compatta, sembrava di toccare la gelatina di frutta che le aveva fatto mangiare il reverendo in un pomeriggio d’estate. Era incredibile come la stanza dello specchio somigliasse al salone del quale sembrava solo un timido riflesso. E cominciò a vagare per quel nuovo meraviglioso mondo, quella bambina curiosa e razionale: per ogni passo faceva un calcolo, per ogni mossa una lezione di logica, per ogni parola un pensiero corposo. Non si arrendeva di fronte alle assurdità di quel mondo che non conosceva ma di cui non era per nulla atterrita. La prima volta, quando cadde nella tana del Coniglio Bianco, quella volta sì che ebbe paura, sì che frignò, sì che si sconfortò. Ma stavolta aveva imparato il trucco.  Anche quando intraprende un percorso che logicamente avrebbe dovuta portarla lontana dalla casa dalla quale era uscita non si arrende, non si sorprende. Se ne inventa uno nuovo di percorso e si ferma a curiosare e a razionalizzare, trovando ora una spiegazione ora una chiave di lettura. Che bambina saggia che è Alice nostra! Com’è venuta su bene la cara pargoletta! Sembra non abbia neanche l’età che ha. Quei sei anni e mezzo di cui si vanta di avere con Humpty Dumpty. E poi quella regina, quella che la prende per mano e la invita a correre. E le fa fretta, e la incita a correre fino a quando la piccola non ha più fiato e vorrebbe fermarsi non per la stanchezza, no. Aveva un altro pensiero, una cosa doveva capire. Mentre correva vedeva che le cose rimanevano completamente immobili. Chiese alla regina lo strano fenomeno, lei di certo doveva saperlo visto che di quel mondo alla rovescia ne era la regnante. E la regina spiega.

“Lascia da parte il tempo se vuoi capire questa storia” avverte lo stesso Carroll. E il tempo del Paese delle Meraviglie e di Aldilà dello Specchio è un’altra cosa rispetto al nostro. È vagabondo, va e torna; è elastico e circolare. Il tempo in Alice è tutti i nostri ieri messi insieme,  il futuro che non abbiamo mai vissuto. Essere bambini ed essere adulti nello stesso tempo. È tutto insieme, tutto mescolato, tutto contemporaneamente, senza vincoli, senza rete, senza fili, senza limiti e senza la gabbia della cronologia e della unidirezionalità.

“Battere il tempo? Ingannare il tempo? Uh uh uh, ma che dici Alice? Immagino tu non abbia mai parlato con il tempo?”

“Ci siamo, ci siamo, più svelta più svelta!”. Ed è come aver passato lo specchio. Tutti noi, tutti insieme che non abbiamo mai tempo. L’altro giorno leggo un commento al post del mio compagno di banco GM. Firmandosi “ho i minuti contati” l’anonimo lettore afferma che vorrebbe avere un blog col riassunto dei post miei e del mio compagno. Recito un mea culpa perchè sono prolisso. Ma davvero non abbiamo un solo minuto per fermarci a leggere un semplicissimo post? Dobbiamo necessariamente dividerci in mille cose e pensare solo e solamente a quelle che dobbiamo fare? Alice si voleva bene. Alice si perdeva nei particolari. Alice si fermava, se voleva capire. Se voleva. Ci siamo tolti tutto il tempo che avevamo, il nostro tempo è unidirezionale.
 
“Ehi, ma siamo rimaste per tutto il tempo sotto quest'albero!”

Avevano corso per chissà quanto Alice e la regina ma erano rimaste ferme, allo stesso punto, sotto allo stesso albero. A me non è mai capitato ma a Giampilieri, a Genova, a Pozzuoli c’è stato chi ha corso più svelto e più svelto ed ha visto scorrere, assieme al tempo, il terreno che aveva sotto i piedi. Fiumi di fango che trasportavano automobili, case, persone, alberi. Fiumi che esondano e mangiano tutto quel che trovano. Disastri dati dall’incuria del territorio. Da troppo tempo non si piantano più alberi, le campagne vengono abbandonate a se stesse, vittime di un mercato che fagocita la piccola agricoltura. L’ultima bonifica, degna di essere chiamata tale, risale ai tempi del regime. Governi che condonano abusi edilizi e che progettano nuovi condoni. Un attacco selvaggio e perenne nei confronti del territorio che, non solo viene deturpato, ma viene trasformato in una bomba ad orologeria pronta a scoppiare. Nel ’68 la Valle del Bèlice viene colpita da un violento terremoto che rase al suolo 5 paesi e ne danneggiò tanti altri. L’amianto contenuto nei materiali delle baraccopoli ha causato una forte crescita dei tumori in quelle zone e tutti nella generazione successiva a quella che ha vissuto il dramma. E in quel territorio, che fino ad oggi è interamente nelle mani di Matteo Messina Denaro, non oso immaginare cosa ci sia al posto del cemento e della calce nelle costruzioni di recente fattura. Come l’alloggio studentesco dell’Aquila. È incredibile notare come, da quando la Protezione Civile è diventata s.p.a., siano aumentati i casi di cosiddetta “emergenza”. Comuni, Province e Regioni sembrano diventati impotenti di fronte alla comunissima pioggia. Gli interventi si moltiplicano e a farne le spese è sempre il comune cittadino. Palermo nasce sull’interramento di due diversi fiumi. Basta un acquazzone a paralizzare mezza città. Quando si prenderanno provvedimenti per la pulizia degli stessi? Quando le fogne palermitane potranno respirare dopo essere state liberate dai detriti?

È notte fonda. Il temporale ha bagnato i vetri della mia finestra e domani dovrò ripulirli. Nel vicolo dove abito ci sono lavori ed è pieno di pozzanghere: spero di ricordarmi di pulirmi i piedi prima di entrare in casa domani. Il lampo di una saetta ha illuminato la mia stanza poco fa. Ho visto delle orecchie bianche fuggire in quel bagliore. Avrei voluto avere il tempo di seguirle, avrei voluto attraversare il loro territorio.


VB





5 commenti:

  1. Le notti insonni sono le più dolci, disperate, amorevoli compagne della fantasia...ci si perde e ci si trova...in coppia..proprio come le due orecchie del coniglio tra i lampi....bello, bello...w il Bartucca

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  2. Bartucca, superi sempre la vetta del post precedente e questo è davvero il più bello di tutti. Inutile dire che se i tre scrittori di sabato scorso avessero pronunciato un solo rigo del tuo post, avrebbero fatto un megafigurone. L'esperimento di scrivere sul tema de "I territori del tempo", l'argomento mancato da Alajmo, Giordano e Vasta, dimostra che nella vita - studiando un po' e poi riflettendoci pure, e lasciando sedimentare un attimo, magari dimenticare, farsi una tazza di tè e mettersi a scrivere - si possono fare figure dignitose.
    Va bene che la platea di sabato scorso è quella di una città che molti considerano di provincia, che forse di provincia lo è pure, e però ogni tanto 'sta platea si incazza e pretende che, se si sale su un palco, vengano dette cose che siano degne di quel metro di altezza che separa il palco dal pavimento.
    GD

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  3. Vabbe'..poi quando su un blog c'e' gente che scrive cosi',come si fa a metterci anche solo 1 rigo senza fare la figura degli imbecilli?
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    Contattatemi solo nel caso in cui avete bisogno di conoscere il vostro oroscopo o di sapere quali saranno i colori e i glitter che andranno di moda per il capodanno 2012-

    Vostra MORTIFICATA wood

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  4. siete troppo buoni.
    è che ho scritto in un momento in cui avevo l'animo arruffato...

    # sigh #

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  5. Un meraviglioso flusso di idee. E se ti chiudessi in una stanza leggendoti una poesia di Sandro Bondi o ti leggessi un libro "a caso" su un turista a Palermo che non esce di casa perché ha paura di attraversare la strada? :)
    Sc

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