sabato 7 aprile 2012

Tema : Holga


Holga profuma di primavera. È una di quelle amiche un po’ retrò che si portano il peso dell’età anche se in fondo sono più giovani di te. Ama il nero ma quando vede i colori impazzisce di gioia non sa come metabolizzarli ed elaborarli. Attraversa un vialetto emotivo. Holga mi ama con uno sguardo plastico.
Spesso mi capita di perdere il conto dei miei passi, specialmente nella stagione della fioritura dei ciliegi. Cammino mi inebrio e poi sono strafatta. Holga è plastica.
Mia madre mi parla al telefono e io non riesco a replicare lentamente. La voce si fa sempre più magnetica e attonita.
Distante.
Holga siede su una panchina dorme a tratti e mastica la nausea di Sartre.
Lancia un’occhiata da mamma paziente: non dovresti dormire così poco.
E come è andata in Portogallo con Mariana?
Niente di che. Abbiamo mangiato bevuto ci siamo affumicate.
La guardo un po’ perplessa dopo un mese di vacanza in tre parole mi ha fatto passare la voglia di primavera.
Mi mordo le labbra. Scosto un po’ gli occhiali da sole, mangio una mela.

Holga respira e va avanti con i suoi racconti.




Cosa vuoi che sia, è la presunzione delle ferie? Il ragazzo di Diana l’amica di Mariana era molto carino lavora a porto e fotografa i gabbiani.
Andiamo a fare aperitivo? Il sole tramonta. tinto rosso grazie.
Affogo nel mio calice. Allumo le mie nuove idee. Mangio riempiendomi i piatti macero il cibo riscaldato al microonde. Holga tacchetta ad un certo punto il passo si fa più lungo e l’ombra più breve.
E'  Tutto ok?
Stai bene?
Oggi per la prima volta ho saputo che fine ha fatto il corpo di mio zio Vido. Mio zio Vido è il mio eroe personale, non l'ho mai conosciuto ma nelle foto appare bello robusto e sorridente. Era il millenovecentonovantanove e l'Europa si era appena sciacquata la bocca con il collutorio dal troppo sangue che l'aveva bagnata. Io avevo quattro anni..

Dušo moja.
Ringe ringe raja,
došo èika Paja.
Io giocavo spensierata nonostante la polvere, mio padre non ha mai conosciuto il nome del mio principe preferito perché un proiettile è nel pneuma .
Non me lo avevi mai detto. L’arancia del terzo spriz mi si conficca nella giugulare. Credevo che dieci anni fa foste venute così a caso. Come tutti insomma. Barche storie così..

Ringe rine Raja
došo èika Paja.
Il prato è ancora verde fuori dal mio giardino; non lo è più. La notte dobbiamo spegnere la luce presto prima che ci scoprano prima che le grandi libellule battano contro i nostri vetri dell'ottavo piano.
Ringe ringe raja,
došo èika Paja.
Una colata di cemento, cos'altro vuoi che ci protegga, è guerra. Ma io non posso dire il valore di questa parola se non nella voce increspata di mia madre.

Gioco con la mia bambola di pezza e stringo il mio cuscino in attesa di una protezione.
Suoni ovattati giungono come rumori forti. Il cielo è viola, ma nelle storie di mia madre è sempre blu, come tutte le favole che ti raccontano quando hai quattro anni.
Prendo il pennarello e con tratti e scatti disegno il sole che esplode con le api intorno. Ne mogu - mia mamma con secche parole cerca il cibo non abbiamo più niente. Il ponte che unisce la nostra città Mitrovica ora la divide solamente e non passa anima viva. Badam badabum splash.
Kako si?
Super Sam, rido ancora con un sorriso che mi si apre dal cuore ignavo
Cazzo Holga come ho fatto a non capirlo.. Potevi dirlo prima e io che mi preoccupavo di mimetizzarmi con i ciliegi. Mi ha fregato.
 Usciamo di qua.
Un gin e un doppio rum grazie.

ringe ringe raja,
došo èika Paja
Abbiamo fame, e paura, non ci fidiamo più neanche di Fitim quell'albanese del piano di sotto.
Faccia grossa mani che non mi torcerebbero un capello. Io e Fluttra giochiamo spesso insieme di nascosto.
Mia mamma ha paura e io sono sottopeso non ho tutti i denti dal latte.
Slobodan esce, spinto da mia madre a prendere il latte, ma quel 7 marzo del millenovecentonovantaquattro mio zio in barba ai suoi ventitre anni è uscito con la maglietta dei The Goblins & Istinite Priče I Deo e la sua aria da intellettuale disertore pacifista. Non è più tornato.
I macellai di Srebrenica non hanno conosciuto il suo volto è bastato un colpo di un cecchino per fare delle sue giovani ossa un feto di una carogna adagiata nel grembo dell'Ibar. Non una piastrina, non un corpo, non un luogo dove depositare le lacrime.
'Stani Stani Ibar Vodo'
Ho ventidue anni ora e del vuoto intorno. Spesso faccio questo sogno: c'e un mio amico in bilico sul ponte di Mitrovica fra i check point, mi avvicino gli do un bacio sulla guancia e poi tutto diventa nero una sorta di vuoto.
Io rimango in biblico in questo vuoto\nero seduta sulla sua gamba, da un lato vedo un ponte con il Kosovo e intorno tutto bruciato, poi vedo i miei amici di plastica però molto colorati e vedo la strada verso la città. Così esco dal vuoto, lascio il mio piatto con le esche di vermi che diventano lucertole. Le lascio a loro affinché le conservino e riparto verso la città, da sola, a piedi, scalza per le strade di mitrovica.
Su una fila c'è affisso un manifesto "votiamo il nuovo presidente, arrestiamo i criminali di guerra" ma le facce non cambiano mai.
È la stanchezza che muove ogni passo; senz’arma se non una mano nuda verso di te in quel momento. Nessuna lingua può permettere di capire l’altro se non si mangia nello stesso piatto e non si sputa la stessa anima. Ogni tratto può delineare un’immagine: se si può decidere in che prospettiva si vuole vedere una città e io vedo qualcosa oltre quel ponte. Le montagne quasi sempre chiudono, schiacciano . oggi non è cosi: donano una nuova dimensione al noto, ad una paura spezzata, ad una guerra in mente è la leggerezza di una frizzante brezza.
Une jam mire, po ti?
Mi stai facendo disadattata mi sto annodando lungo i nodi del mio corpo.
Usciamo scrosciamo.
Cado sul marmo viscido.
Holga arranca elegante.
Io non so in che Dio credere; io studio la religione per capire le persone. Ma una religione può dirmi chi sono? Karma è fra due mani che si stringono.

 Falimenderit shum.
 Le maschere di creta che avevo costruito si sciolgono sul roštil. Mi guardo sotto la maglietta e non mi sento nuda.
Stani Stani Ibar Vodo.Metto Holga in tasca. Sta zitta sei una cazzo di macchina fotografica.
Io un ciliegio.


Irene Dorigotti




                                         








14 commenti:

  1. Irene a me piace! Ogni volta che lo rileggo ci scopro frasi nuove che non avevo notato ad una prima lettura. Hai scattato quasi tutto con il il metodo alternativo alla normalita^ che ti contraddistingue. Vorrei solo la traduzione in Italiano del Bosniaco, si puo??

    RispondiElimina
    Risposte
    1. http://www.youtube.com/watch?v=VaHFTLxenog è un girotondo

      Elimina
  2. bello, mi piace.
    Prova una 127mm con un 35.
    appena posso realizzo una pinhole panoramica in legno.
    Ci son bei progetti nel web

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ella, what's is a PINHOLE? Spiega a me comune mortale.
      Irene fa delle foto davvero belle, cercale su Flick

      Elimina
    2. Wood.....!!!la pin è una camra oscura, trovi info in ogni angolo del web.
      Sono un povero viandante con rete casuale.
      Non ho tempo, devo correre.
      Non abbiamo avuto modo
      per conoscerci bene,
      ma sono meno pazzo di quel che pensi :-)
      per ora ho caricato 5 libri del '700
      in zona mar nero, prezzo pizza :-)
      VOGLIO ARRAMPICARE :-)

      hugs
      Ella
      PJ
      Steo

      Elimina
    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    4. Dear Ella,mai pensato che tu fossi pazzo! Sei un artista e ci sta!I tuoi amici ti adorano sei un vero personaggio:-) A presto!!

      Elimina
    5. Parlaci dei 5 LIBRI DEL 700,dove??

      Elimina
  3. la storia c'è, la capacità narrativa non ti manca. un'introduzione accattivante che viene delusa nella seconda parte del racconto. c'è qualcosa che non mi convince. non so bene cosa sia. forse una punteggiatura più studiata aiuterebbe questo racconto a venir fuori, basterebbe anche qualche segno grafico. periodi più complessi potrebbero essere puntellati e schematizzati attraverso parentesi o trattini. è possibile leggere qualche altra cosa di tuo?

    benvenuta

    RispondiElimina
  4. grazie è da sistemare sintatticamente quindi?
    molto volentieri pubblicherò a breve qua qualche altra cosa o altrimenti ti do il mio contatto
    id

    RispondiElimina
  5. ID, mi piacque molto, scrittura nervosa,anzi nevrotica, ogni frase uno scatto, un brano dove ci sono tante cose da rileggere (e plagiare). Convengo con VB, una maggiore strutturazione sintattica non sarebbe male (di paratassi non se ne può più).
    E però (generally speaking): perchè la prosopopea (ribaltata in questo caso)...Il racconto è bello ma il finale con sorpresa mi ricorda - scusa il paragone - certi scherzi cretini fatti dallo scemo del villaggio: questa frase "Metto Holga in tasca. Sta zitta sei una cazzo di macchina fotografica", toglila e racconto sarà perfetto.
    Anche perchè il racconto così sembra uno di quei esercizi di scrittura in cui il maestrino dice: Immaginate di far parlare la carta igienica, scriveteci un racconto.
    Frasi che valgono mille:

    Io non so in che Dio credere; io studio la religione per capire le persone

    Ho ventidue anni ora e del vuoto intorno. Spesso faccio questo sogno: c'e un mio amico in bilico sul ponte di Mitrovica fra i check point, mi avvicino gli do un bacio sulla guancia e poi tutto diventa nero una sorta di vuoto.

    Mi stai facendo disadattata mi sto annodando lungo i nodi del mio corpo.

    W Irene, a rileggerti!!!
    GD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. critiche apprezzate e consigli iper preziosi specialmente per la mia scrittura acerba ci lavorerò minuziosamente. meglio togliere.
      grazie mille

      Elimina
  6. Bellissimo e lieve. Forse lo avrei voluto più breve, proprio in accordo con il nervosismo e delicatezza che lo caratterizzano. Pare di camminare in mezzo ai morti e ai petali dei fiori di ciliegio. Brava, Irene!

    RispondiElimina