lunedì 30 aprile 2012

Tema: La Crisi


È la storia di due sconosciuti che si scambiano sguardi fugaci sul tram. Lei osserva lui fra la gente, è come un bisbiglio nella sua mente, si vizia con bisbigli e sussulti di scelte sbagliate: è in un periodo di crisi esistenziale. Non trova lavoro, insegue colloqui di lavori fantomatici, svolge attività ricreative per riempire i suoi buchi. Scorre il tram,  fruscia fra i frammenti di vetro. Una fermata, due. Lei scende. È la città che si fa vita e si avvolge caduca sui cappotti e i cachemire, la città che vive ossequiosa delle melodie, delle alternanze di suoni e silenzi ovattati. Lui scende, ostenta sicurezza nel suo lavoro occasionale di designer interiore. Ha paura della sicurezza e si culla in essa. Tanto trema tornio nel giallo dei viali tanto lo turba la routine che inghiotte a grandi morsi la luna, coinvolgendo  tutti in un valzer estremo. 
La gente si muove con cura, reinventandosi, come all’opera: niente più visoni o pellicce ma cappottini discreti e mongomery rossi. Le luci della città prima puntini poi frequenze ad alti  toni. Trasparenze nella testa, paura di chiedere. Prendi il parapendio e plana nel blues del rischio. 
Enoch è lo stesso tram - tram tutta la vita.
Coincidenze, pause, frenesie. Conosci i tuoi posti? Con la lentezza di un gatto ti avvicini e osservi il tuo capo: sessantenni le occhiaie, arate profondamente sulla pelle. Conosci tutti i suoi dettagli, tutte le mattine conti i bottoni della sua giacca. Con cura riponi nelle tue labbra un sorriso di circostanza.


 Potrei chiederti ancora una volta di salire.
Camminare in equilibrio senza toccare le siringhe  come un gatto sui polpastrelli.
Ho pensato di ritirarmi, non uscire dalla mia stanza. Le grandi vetrate riflettono il verde e questo mi basta.
Sai distinguere un pino da un larice?
Che tanfo ci sono i ratti grandi come gatti.
Poi ber del te, mangiare sughi e cibi confezionati, passare le giornatine in internet a rilanciare il meglio.
Perdere i contatto  con il resto del mondo. Sulla neve i piedi.
Le scarpe da surf e la lente al collo: detriti fra le macerie.
Avevo i ragni incavati nelle ginocchia, si muovevano dentro di me con le teste viscide e sottili. Covavano con la gioia di un parassita su un corpo morto, il mio.
La poesia dei camosci che perdono il pelo a metà. 
Enoch la vuoi una brioche?
Al pistacchio grazie.
Dentro a tutto i gabbiani. Io paurosa come una lontra.
I ghiacciai in montagna tengono tanti morti.  
Lo vedi quel lago?  Mancano ancora 100 metri di dislivello.
Non ho una mappa.
Loro crescevano ed io ero morto ma un morto vivo. Ero nelle mie lenzuola, mordevo.
La bambina mi ha rincorso. Avrà avuto sei o sette anni.
l sonno spesso come questa grana.
Certi giorni mi sento sfuocata.
Tutti si sono presi per mano.
Rosaria quando è l’ultima messa?
La sorgente non è lontana.
Soffro della mancanza della città.
Ho sognato che crescevano ragni e formiche nel mio corpo, nelle cavità corporee e avevano teste bianche da tutte le parti.
Le finestre scorrono veloci, fremono i frammenti.

Caro Enoch,  adesso devo andare a cena: comunque preoccupati
E' importante però che provi a riflettere sul "ragno", la "formica" per te... la loro animalità, antica e pericolosa come poche altre cose. Poi comunque, invece che connotare subito negativamente i due insetti, io ragionerei anche sulla loro "sacralità inconscia: sono due animali costruttori, forti, ordinati. Inquietano perché sono animali "senza anima", in quanto si è soliti immaginarseli senza cervello/intelligenza. Però... anche loro CE la hanno, anzi sono più volte protagonisti nella storia di meravigliosi racconti. Questi due animali sono carichi di "significato ancestrale": l'importante è che tu intraveda il tuo...
Tranquillo, comunque, è un sogno. E' la vita di Psiche che si manifesta: sono immagini tue. Un senso lo hanno sicuramente, sennò mai e poi mai sarebbero venute a cercarti.
Un ultimo consiglio, se mi è permesso: sogna per sognare. Non voler sempre cercare un senso; o meglio goditi le Immagini. Sono lì anche per te
Ho contato sette corvi nel giro di un pomeriggio.
Io con me siamo sempre in due.

ID



9 commenti:

  1. LEtto e mi piacque assai: frasi belle, senso diffuso di estraneamento, lucidafollia strisciante, finale che vale mille.

    Io al tuo posto cercherei di eliminare i "come" trovando altre soluzioni, cercherei di cambiare ritmo alla parte iniziale e finale eliminando i punti e costruendo un frasone la cui lettura ti toglie il respiro.
    GD

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  2. Cosa vuol dire essere uomini? Per conoscerci meglio basta andare in ospedale chiedere l’entità delle piastrine chiedere un analisi scandita del vostro dNa.
    Questo non basta per conoscere se stessi. Passiamo un quatro della nostra vita vita a parlare al cellulare circa tre terzi connessi ai Social network . Ma alla fine spesso non abbiamo tempo per chiederci guardarci nei dettagli non sappiamo più amare la grana della pellicola fotografica. Le cose passano e noi le intravediamo presi ad aspettare in fila l’ultimo nuddles.
    due sconosciuti i scambiano sguardi fugaci sul tram. Lei lui fra la gente, un bisbiglio nella sua mente, si vizia con bisbigli e sussulti di scelte sbagliate: è crisi esistenziale.
    id

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    1. ciao Irene, beh, hai grande facilità nel tirare fuori cose molto ma molto belle.. e però non intendevo questo...
      Parti dall'incipit e togli i punti tra le varie frasi; cerca di riorganizzare il tutto in una frase principale che abbia diverse subordinate (ma anche incidentali, parentesi etc)
      GD

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    2. adesso mi sforzo e lo rifaccio

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  3. Un ultimo consiglio,se mi è permesso: sogna per sognare non voler sempre cercare un senso o meglio goditi le immagini Sono lì anche per te
    Ho contato sette corvi nel giro di un pomeriggio Io con me siamo sempre in due.

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  4. Anch'io ho amato assai certe frasi lampeggianti che squarciano la nostra ottusa prigioni mentale.Tipo: "Prendi il parapendio e plana nel blues del rischio." La trovo geniale.
    I ragni mi fanno schifo ma sono consapevole che la loro immagine mentale tesse la tela dei nostri tormenti più ancestrali.E per scrivere di noi e della vita, bisogna tessere con la tela del ragno.
    BA

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  5. .."è come un bisbiglio nella sua mente, si vizia con bisbigli e sussulti di scelte sbagliate.." Niente di piu' vero.

    Prenderei le frasi del tuo post e le userei come aforismi tanto sono notevoli e diverse da tutto quello su cui scorrono i nostri occhi abitualmente. Dentro hanno tutto, forse troppo per me comune mortale.

    Ammetto, faccio fatica a seguirti nella tua scrittura, ma non faccio testo.

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