venerdì 9 marzo 2012

Sez. Favole - Tema: "La vendetta"

Cercava qualche cosa nel buio del fetido corridoio, appena illuminato dall’innaturale luminescenza della strana muffa verdastra che proliferava sul soffitto; un gutturale “Ah!” palesò che era riuscito nel suo intento, aveva trovato la piccola leva, la spinse in basso ed una porzione di muro ruotò su sé stessa con un lugubre lamento. Si ritrovò a dover passare in una stretta apertura celata dietro ad un camino, lo stesso dove aveva attizzato tante volte il fuoco ignorando beatamente che potesse celare un qualche segreto. Le cortine dell’enorme letto a baldacchino che troneggiava nella stanza erano chiuse, tuttavia una voce assonnata biascicò una parola, quasi un richiamo, o forse l’espressione di un desiderio: “Bluette…”. Si avvicinò cautamente, scostò un telo di broccato rosso come il sangue e la vide: sotto le lenzuola candide e leggerissime i suoi piccoli e tondi seni erano evidentissimi, poteva intravedere le punte violacee dei capezzoli, e intuiva i generosi fianchi e le cosce eburnee; la donna indossava solo una pesante e troppo chiassosa collana d’oro con incastonati dei pezzi di cristallo tagliati a marquise. Si perse a guardarla, incantato per un istante di troppo mentre sapeva che avrebbe dovuto essere altrove per non rischiare la sua vita, e non solo la sua. Forse Bianca non dormiva, o forse furono i respiri affannosi che invadevano l’alcova a svegliarla. Balbettò qualcosa: “Ah… sei qui tesoro, avevo tanta paura…”.
“È per questo che ci hai traditi?”
“Azzurro è un demonio, e Grimilde non mi dà requie, dovevo farlo… ti prego, credimi” il tono di lei era implorante come quello di un cucciolo che chiede una carezza.
“Non vedo perché dovrei, Bianca”
“Portami via da qui, mio piccolo gnomo…”
Fu una parola sbagliata.
Piccole mani si strinsero sulla catena d’oro e la torsero una, due, tre volte finché lei non smise di provare a schiaffeggiare il suo viso inutilmente, mentre altre piccole mani le immobilizzavano il corpo e le chiudevano la bocca e il naso. Brontolo pianse lasciando la catena, poi si diresse anche lui  verso il luogo dove sapeva che l’avrebbero trovato. 


Lui era cogitabondo, seduto sul trono, che osservava la sua minuscola virilità che aveva l’aspetto di una sanguisuga appena nutrita; con le mani reggeva due mele rosse splendenti davanti a capezzoli, e si chiedeva se un paio di piccoli seni come quelli gli avrebbero donato. Idea un po’ fatua, si disse: era già sufficientemente orgoglioso delle fiere cosce che amava infilare a forza in calzamaglie striminzite color del cielo, e adorava le sue fluenti chiome bionde che Madre Natura gli aveva donato ricciole e birichine.
Rimase di stucco vedendo Cucciolo apparire davanti a lui, armato di una minuscola balestra; il suo caratteraccio però gli fece ritrovare la parola: 
“Che vuoi qui, nano? Sei venuto per farti dare una ripassatina?”
“Voglio darti una botta come si deve”, rispose Cucciolo scoccandogli il dardo della balestra direttamente sul piccolo membro simile ad una mignatta. Azzurro non aveva mai saputo trattare con le persone.
Sei piccole spade trafissero il suo corpo, due gli inchiodarono perfino le mele rosse al torace.
I Sette Nani avevano avuto la loro vendetta, ma non erano completamente appagati: adesso dove avrebbero mai trovato un’altra baldracca da soldati come Biancaneve?

Mauro Melon





9 commenti:

  1. a mio avviso Mauro, solo un eccesso di aggettivi qualificativi...ma è a mio gusto.
    "la sanguisuga appena nutrita" invece mi piace tantissimo come paragone...biancaneve è sempre stata sulle palle anche a me :)
    meis

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  2. Geniale! Il finale alla Guglielmo Tell poi...ci sarà un sequel?;-)

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  3. @Gianluca: ho usato la profusione di aggettivi per calcare sulla baracconata, così come i dettagli kitsch della collana fatta coi frammenti della bara di cristallo. L'idea era quella di creare un'atmosfera in puro stile "nano da giardino" da sovrapporre a quella più oscura di quella scena del Trono di Spade (quando uno dei personaggi principali -e uno dei tre migliori, a vedere dei fan e mio personale- uccide suo padre, che lo ha sempre trattato da cani perché è nano).

    P. S.: Biancaneve è una tritamaroni, come le sue allegre compagne di merende; inizio a sopportarle solo in versione Shrek!

    @Ara: Non credo, è in'idea che mi è balenata leggendo la scena nel romanzo, ma di epopeee comiche demenziali ho già la Provenzona da portare avanti; tecnicaemnte ho anche in sospeso la parodia di Star Trek, ma le mie couatrici sono passate ad altre occupazioni e scrivendola da solo non ho più l'atmosfera caciarona del comarò da siorette dalla parrucchiera.


    Mauretto (sloggato)

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  4. ehilà, bel pezzo di racconto gotico!!!
    me lo sono goduto sino in fondo e mi è piaciuto, da lettore sono soddisfatto.

    E però: il rischio che si corre in questa sezione è quello di finire nella parodia dell'originale (sono d'accordo sul fatto di non sopportare Biancaneve, ma l'intento è un altro, scrivere un racconto che esista al di là del riferimento). Che poi, sotto questo punto di vista, è l'ultima frase che certifica il collegamento e trasforma il racconto in parodia (esiste una cosa che si chiama "reticenza": non necessariamente bisogna dire tutto, svelare la provenienza!!!)

    Le cose che non mi piacciono:

    Aggettivi: vanno bene, ma perchè anteporli al sostantivo? perchè fetido corridoio e non corridoio fetido?

    Rosso come il sangue:.... non se ne può più!


    Mauro ha classe!!!
    GD

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  5. inizierei col dire che il pronome "se" quando è seguito da "stesso/a" non va mai accentato, lo si accenta solo in mancanza.

    su Biancaneve ne son state dette di tutti i colori e questa versione non è poi così originalissima come si vuol far credere. eccessivi e scontati gli aggettivi (non ne posso più di violacei seni e similari). la presenza di questi vorrebbero colmare un vuoto narrativo e rallentano la lettura.

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  6. @GD: grazie per la classe :)
    Rosso come il sangue viene dall'inizio della storia: la regina diseiderva un figlio bianco come la neve (lenzuola) e rosso come il sangue; circa la posizione degli aggettivi, confesso che non mi ero mai posto il problema ma in effetti ponendoli dopo il sostantivo rafforzerei la loro importanza.

    @VB: la non accentazione del "se" se seguito da "stesso" o "medesimo2 non è codificata da nessuna parte, è solo tollerata ma non c'è una vera e propria regola grammaticale; la stessa Crusca consiglia di usare l'accento anche se non può sussistere confusione con la congiunzione.
    E, come ho detto sopra, la ridondanza degli aggettivi non colma il vuoto narrativo, lo deve sottolineare

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    1. Mi sono dimenticato che sono ancora sloggato. MM

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    2. E non solo classe, pure senso dell'intrattenimento.
      Gd

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  7. mi è piaciuto moltissimo, la narrazione corre via bene e accresce la curiosità per il finale

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