lunedì 12 marzo 2012

Sez. Favole - Tema: Rosa Balistreri

Infame terra di gente infame e traditrice è la Sicilia che incarcerò l’innocente come ladra, e non perché avesse rubato di sua volontà, ma perché nei guai e pregna Rosa si venne a trovare.
La fame no che non la puoi fermare, non è fiamma di fuoco che gli butti di sopra un cato di acqua; il sonno ferma i debiti e le cambiali ma la fame morde le budella a strazzi: vuole un pezzo di pane, pure che è  duro.
Così fu che Rosa di carcere se ne andò a fare sei mesi, che per lei ci colpa il figlio ingannatore del padrone dove era finita a fare i servizi da cameriera: lui la vide in vestaglietta calata che puliva sotto il letto e gli venne il prurito dei cinque minuti. E in cinque minuti sì che fece danno, la mise incinta e ora chi se lo accolla?
Te lo dico io – le disse lui – si può rubare, rubagli i soldi a mio padre dal cassettone che ce l’ha pieno pieno. Li dividiamo un poco io e un poco tu, che tu ci campi la tua creatura dopo che nasce.
Lei femmina cretina lo volle fare, perché a volte i soldi sanno aggiustare le situazioni: lui le fece rubare i soldi dal cassettone, e lei finì in carcere a pane duro.
Uscita dalla cella Rosa andò a fare la sagrestana per un prete buono che le mise a disposizione un sottoscala dove dormire, a lei e pure al fratello storto che aggiustava le scarpe per arrotondare. Solo che poi il prete buono ebbe il trasferimento e arrivò un prete nuovo che pareva onesto e troppo caro; presto Rosa scoprì  che con le mani armeggiava quando si trovò con la mano benedicente messa di sopra. Allora disse io da qui me ne devo andare, questa è terra dove i primi infami sono i parrini - disse così mentre si pigliava i soldi della carità, che li prese per pagarsi il biglietto alla stazione.


Pure che rubò i soldi non andò in prigione, perché ogni tanto il Signore si mette dalla parte degli innocenti, e gli coprì gli occhi a quelli con la vista lunga e gli coprì la bocca a quelli con la pancia lenta.
A Firenze lei e suo fratello arrivarono di prima mattina e fu lì che Rosa cominciò a cantare per carriera, incise dischi, pure teatro fece, diventò amica di compagni acculturati: Ignazio Buttitta e Dario Fo e Renato Guttuso, perché Rosa aveva  una gran voce, una voce sporca e pure brutta, e però adatta per gridare che in Sicilia ogni ficodindia da cartolina è infamità e ogni radice di ficodindia è tradimento.
Ad ogni uomo che le tolse un poco di vita dedicò di cuore questa canzone:
Buttana ri to matri ‘n galera sugnu
Senza fari un millesimu ri dannu!
E al paese di Sicilia infame Rosa ci tornò, che lei la sua Sicilia non se la tolse mai dalla bile, perché pure che sei lontana mille miglia e passa, la Sicilia è terra che non te la puoi scordare, perché tutti i siciliani di dentro hanno due Sicilie, quella così com’è e quella come dovrebbe essere.


GD





24 commenti:

  1. Che voce...consiglierei di ascoltarla mentre si legge il post. Vibra in modo antico, pare il canto di un muezzin, è addolorato e composto, rabbioso e puntuale. Anche questa una favola nera, una favola vera.

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    1. canto di un muezzin... è vero, caspita!
      Gd

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  2. due post siculi in un solo giorno.
    ne facciamo dittico?
    vibrante e fiero come Rosa era.
    domani commento dettagliato.
    bravo!

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    1. cetto! li presentiamo insieme al prox reading, in continuità sullo stesso filmato
      GD

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  3. Quannu iu moru faciti ca nun moru - chiedeva Rosa Balistreri, e con questo post tu ci sei riuscito. Pezzo sporco e arrabbiato come la sua voce. Sei un grande!
    I miei complimenti!
    FO

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    1. Ah caro GD, ovviamente questo post verrà letto il 31 marzo. Oggi preparo il video e te lo passo...

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    2. Pezzo sporco.. mi piace assai questa definizione..
      gradisco, gradisco

      (e ringrazio FO, l'idea di Rosa era sua..)
      GD

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  4. Bella la storia, la lingua, il ritmo. Difficile trovare critiche meno che mai "spietate". Un suggerimento: prossima volta ci fai sentire anche i profumi della Sicilia?
    Manubirba

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    1. I profumi di Rosa: niente gelsomini o zagare, forse quello della bollitura dei cardi o delle patate...
      GD

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  5. Critiche?!? Non ne sarei all'altezza... ma ancor di più credo che per questo post sia quasi impossibile ! :)AG

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  6. Leggere i tuoi post è come mangiare un piatto prepararato da un grande chef: tutti gli ingredienti sono ben bilanciati e dosati, danno un sapore delizioso alla lettura, ti sfamano senza dover prendere la citrosodina a fine pasto, perche’ sono tutti ingredienti di prima qualita’!

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  7. scrittura felice dove la musicalità rimata lascia però un senso come di artificiale...una torta elaboratissima che sarebbe stata buona anche con meno ingredienti. Gusto personale però, non certo una lezione. Non ne sarei in grado...C'è poi la questione dialettale che tirerebbe in mezzo anni e anni e anni di dibattiti sull'uso di quello strumento espressivo che da Gadda in poi, o almeno così la penso io, trova un senso laddove si fa "invenzione" e non solo report realista...
    Meis

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    1. mignazza meis mi hai scoperto.... la prima stesura era in quartine, poi siccome che di poesia non me ne intendo e non c'ho controllo di scrittura, lo feci diventare prosa ma la musicalità da verso forse rimase..

      senso di artificiale: sì, nelle ripetizioni.. ma le ripetizioni appartengono anche alla narrazione popolare

      questione dialettale: misi solo STRAZZARE e PARRINI.. ma la dialettalità credo che sia nella temperatura, non nelle parole usate. W Gadda, quanto mi piace La cognizione del dolore..

      INVENZIONE: ti riferisce ai Groppi d'amore nella scuraglia di Scarpa?

      Questione dialettale: Ancor prima di stendere una trama, bisogna porsi il problema della lingua da usare. La vita di Rosa, che crebbe ignorante (imparò a leggere e scrivere molto tardi), ha bisogno di una lingua vicina al suo modo di cantare (il video allegato evidenzia le sue note sporche), la lingua delle femmine siciliane che della vita conoscono solo strizzate di straccio e la raccolta degli ortaggi nei campi. Rosa è popolo, il registro deve essere basso, dove basso non è sinonimo di povero.
      GD

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    2. La cognizione del dolore è uno di quei libri che chi scrive non può non aver letto...;)
      anche Scarpa sì, rientra tra quelli che hanno inventato una lingua che sembra dialetto ma dialetto non è...pura operazione letteraria...sulle ripetizioni, ok che appartengono alla cultura popolare e ok che se si parla di popolani occorre usare una lingua adeguata (molto Pasolini insomma...ma lo fece ovviamente prima di tutti Dante) ma è un discorso sempre opinabile, non esiste il metro perfetto per la scelta....sulla musicalità invece io, detta tutta, detesto le rime sui verbi all'infinito :)
      detto questo pulisci tu che ho fretta? ste' seghe di gruppo poi lasciano sempre traccia ah ah ah ah ah ah
      Meis

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    3. Meis, mi hai convinto, revisionerò il pezzo togliendo un po' di infiniti in -are.
      (stu meis è testardo come un calabrese!)
      GD

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    4. Meis, revisionai.. mi fazza sapere cosa ne pensa ora (levai un paio di infiniti in -are)

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    5. molto meglio no? scorre più fluido....:))
      meis

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  8. Amica di compagni acculturati?...Come me...da quando leggo questo blog... mamma mia che livelli...:-)
    BG

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  9. Tarantino Antonella13 marzo 2012 alle ore 19:07

    ...Rosa urlava a gran voce: no!-non è Tutta colpa della maestra, ma da..."Buttana ri to matri"(o ra miseria)

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    1. mitica Nina, sei entrata nel ruolo dell'incazzata, eh?
      GD

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