mercoledì 29 febbraio 2012

Sez. 8 Marzo: Tema – Georgia

«Dicono che le donne non possono essere grandi pittrici. Io non l’ho mai pensato. Io dipingevo e basta.»


“Ora che sono lontana, mi sembra quasi che quell’incantesimo che non mi faceva vivere senza te, sia meno forte. Non so quando i miei passi torneranno sulla via del ritorno e se mai la nostra casa tornerà ad essere ancora la nostra. Mi addormento tra le tue braccia e mi sveglio con un tuo bacio, ma non posso tornare indietro, il lavoro mi assorbe moltissimo e tu sai bene che non lascerei mai incompleta una mia opera. Qui è tutto così diverso, la terra, l’azzurro del cielo, il buio della notte.
Aspettando tue notizie ti bacio lieve.”

Ci siamo scambiati  centinaia  di lettere Alfred ed io. Eravamo una straordinaria coppia newyorchese di successo, ancor prima che decidessimo di unire le nostre vite e non più solo dal punto di vista familiare. Ma la vita è così ricca di sorprese. Anche con me lo è stata. Dicono che sia stato questo mio animo inquieto e sensibile a partorire queste tele così…dirompenti per la mia epoca. Calle bianche, fiori giganti, segreta intimità di labbra-vagine, di pistilli-clitoridi in fiamme, così scrivevano i critici, dicevano che non avevano bisogno di didascalie, arrivavano dritte al segno.
Molti mi chiamavano “la Signora delle calle”, per Lui ero la sua amata. Lui era ossessionato dal mio corpo, mi fotografava in continuazione, nuda, vestita di bianco, il seno scoperto. E sempre Lui è stato il primo a credere in me, a scorgere un’artista in cui erano espresse per la prima volta esplicitamente le pulsioni più profonde della sessualità femminile. Ma il nostro è stato un rapporto turbolento. I miei fiori si vendevano benissimo, ma il mio bisogno di nuove ispirazioni e non solo, mi hanno portata lontana da Alfred. Dovevo in qualche modo salvarmi da lui. Lui che era stato il mio pigmalione, rivolgeva la sua seduzione verso altre donne.
Ho sopportato, ho sofferto, mi sono ammalata, il mio successo era nulla se il suo sguardo si allungava verso altri orizzonti. E’ sempre così terribile non sentirsi amate, per questo ho dovuto sfuggire alla mia stessa sorte, a Lui, che in qualche modo mi aveva creata e che mi stava distruggendo. Ma il nostro legame d’amore e lavoro non si è mai reciso e nei lunghi periodi di separazione le nostre lettere annullavano questa assenza. Non eravamo più la pittrice Georgia O’Keeffe ed il fotografo affermato e gallerista Alfred Stieglitz, eravamo una donna e un uomo con le loro sofferenze, i loro dolori, i loro rimpianti…

«È la fine di una giornata tranquilla. Le tue lettere mi danno un curioso equilibrio, una specie di controllo cosciente di me stessa che mi piace...”

l.l.g.

14 commenti:

  1. La signora delle calle..... grande Lucia La Gatta!!! (ma non potevi scriverlo prima 'sto post che lo mettevamo nel quadernetto? evvabbè...)
    GD

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  2. molto bello e l'uso della prima persona coinvolge e affascina :)
    meis

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  3. Sui pro e contro della prima persona nella narrazione... divertente se usata per ricostruire la personalità di un personaggio storico (presuppone un approccio documentale volto a capire come tizio pensava etc), due palle con la P maiuscola se il personaggio che parla invece è un alter-ego dello scrittore (con le dovute eccezioni).
    GD

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    1. in questo caso è più che un PRO :P
      meis

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    2. wow...meno male. per un po' ho temuto di aver fatto due palle con la P maiuscola ;)
      llg

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    3. Lucia altro che due palle! :)
      meis

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    4. noooooooo, anzi, mi è piaciuto moltissimo!
      GD

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  4. Dai tuoi post imparo sempre qualcosa di bello !

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  5. bello e coinvolgente....Tre mesi fa ho visto a Roma mostra su Georgia O’Keeffe: trasmette anche un grande senso di libertà...

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