sabato 25 febbraio 2012

Sez. 8 marzo - Tema: Luisa detta Cenerentola


Le due ricche e sciocche sorelle conducevano una vita molle e gaudente.
Serate in discoteca, shopping sfrenato, interi pomeriggi a limarsi le unghie guardando le soap opera in televisione.

Molto diversa era la loro sorellastra, Luisa, prodiga nello spendere il suo tempo libero in varie azioni umanitarie. Era attivista di Greenpeace e, quando poteva, andava a servire i pasti alla Caritas.
Non altrettanto fortunata, la matrigna l'aveva depredata di tutti gli averi dopo la morte del padre, era costretta ad arrabattarsi in mille lavori: nei week end faceva la cameriera nei ristoranti, il lunedì e il mercoledì pomeriggio la baby sitter, la mattina faceva volontariato in un ufficio di paghe e contributi (volontariato che in quell'ufficio chiamavano con il termine inglese “stage”).
Un po' perchè tempo libero ne rimaneva poco e un po' perchè la considerava una frivolezza, Luisa non andava spesso dall'estetista e nemmeno dalla parrucchiera e nonostante avesse poco più di trent'anni i suoi capelli erano già color cenere. Ecco perché i suoi amici la chiamavano “Cenerentola”.

Ma le due sorellastre, oltre ad essere insulse, erano anche piuttosto dispettose.
A dirla con franchezza odiavano Cenerentola: vestiva con abiti comprati al mercato, non si truccava e i suoi capelli erano attorcigliati attorno ad una matita eppure incuteva loro una sorta di timore. Probabilmente perchè aveva sempre la battuta pronta.
Capitò così che un giorno Anastasia, una delle due, rubò dalla buca delle lettere un invito diretto a Cenerentola.
Era l'inaugurazione di un nuovo circolo ARCI dall'altra parte della città.
Anastasia pensò che dovesse essere un appuntamento imperdibile. Non sapeva cosa volesse dire “arci” ma alla trasmissione “Uomini e Donne” dicevano sempre che erano “arci-stufi o arci-contenti” quindi immaginò che fosse un posto chic e superlativo.
Trafugato l'invito decise di andarci con l'inseparabile sorella Genoveffa.
Uscendo di casa, con astio immancabile, bucarono le gomme della bicicletta della sorella intelligente.

La sera stessa Cenerentola doveva andare a servire la cena alla Caritas.
Quando si accorse che le sorellastre le avevano reso inservibile il suo unico mezzo di locomozione (che aveva adottato non solo per questioni economiche ma soprattutto per motivi ecologici) andò su tutte le furie.
Corse dalla vicina di casa, soprannominata “A Fata” dalle perfide sorelle (“A Fata” era l'abbreviazione dell'espressione romana “A Fata Male!!!”, dovuta al poco fortunato naso della ragazza) per chiedere aiuto.
Ne aveva abbastanza. Voleva trovare le sorellastre e riempirle poeticamente di botte.
A Fata aveva un maneggio e offrì a Cenerentola un paio di cavalli e un calesse ma Cenerentola disse che si trattava di sfruttamento di animali.
Alla vicina stava simpatica Cenerentola, anche perchè si offriva di pulire le stalle durante l'estate mentre il personale era carente, e le imprestò l'automobile a Metano. “Attenta però” le disse “il permesso di parcheggio per il centro scade a mezzanotte!”

Il primo locale dove Cenerentola si diresse era il “Trillionaire”. Era sicura di trovarci le due, fintamente ubriache a fare le svenevoli con il palestrato e lampadato di turno.
Il buttafuori si dimostrò inamovibile: non si poteva entrare conciati in quel modo, con i jeans e la maglietta del Che Guevara.
Dopo una lite estenuante Cenerentola, spazientita, tirò una scarpa sul buttafuori e tornò a casa.
Era quasi mezzanotte, il permesso del parcheggio stava per scadere, inutile cercare ancora le due arpie.

Il giorno dopo le bacheche di Facebook riportavano la foto della scarpa di Cenerentola corredata da commenti sulla tossicità dell'oggetto.
Era stata pubblicata dal proprietario del “Trillionaire”.
La lite era stata ripresa dalle telecamere e lui aveva riconosciuto in Cenerentola la ragazza che era venuta tempo addietro al colloquio per il posto da barista.
Quella ragazza aveva un non so che di provocante e lui aveva provato a baciarla facendole capire come avrebbe potuto avere il posto, e anche qualche regalino d'oro, se si fosse comportata bene. Aveva ricevuto in cambio un sonoro schiaffo.
Gli uomini non amano chi tiene loro testa.
Peggio per lei. La disadattata sarebbe rimasta zitella e con lavori precari per tutta la vita.

LG

 

6 commenti:

  1. Il ritorno di Lucia Giorgi (sembrerebbe il sequel di un film sugli zomebie e invece è un racconto che mi ha costretto a sorridere e ridere pure.. è stata assente ma più che giustificata quest'alunna... meno male che Simone scrive per lei!) Bene, giusto in tempo, dritto nel quadernetto questo post!

    Ma a Simone racconterai favole di questo tipo? Wow, lo vedo già a cinque anni ad oKKupare il primo asilo abbandonato!
    GD

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  2. Arci-divertente !!...
    BG

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  3. davvero molto divertente :)
    meis

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  4. Ebbrava la Lucy! tra una poppata e l'altra eccoti di nuovo qua!
    Solo una cosa, se io fossi un uomo non mi innamorerei mai di una che indossa espadrillas senza almeno 12 cm di zeppa :)

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