giovedì 23 febbraio 2012

Sez. Anatomia - Tema: Gli occhi


Il mio terzo occhio esiste ma ultimamente non ci vede benissimo.


Vi ricordate di Mr. Magoo? Quel simpatico vecchietto borbottone e miope fino al midollo che si ostinava a girare per il mondo senza occhiali, con due fessure al posto degli occhi? Ah, che mito! Per lui, esisteva solo la realtà che immaginava. Un mondo a rovescio. Se entrava in un ascensore, era di sicuro una tradotta per il Kilimangiaro e se finiva sulle ali di un aereo, era convinto di trovarsi sulla plancia di un catamarano impegnato in chissà quale regata mondiale. Quando un poliziotto voleva aiutarlo ad attraversare la strada, lui lo pigliava a ombrellate credendolo un ladro e quando invece una banda di drogati lo accerchiava, lui era convinto di essere finito ad un campo scout e snocciolava perle di saggezza. Altro che Topolino, altro che Wonder Woman, quel nanetto col bastone era diventato il mio idolo. Sono pochi i cartoni che hanno così tanto influito sulla mia immaginazione. E poi, scusate, lui per me era la dimostrazione vivente che gli occhiali non servono a nulla e forse manco gli occhi. Se si è dotati di quel radar interno che alcuni ora chiamano “terzo occhio”, altri intuito, altri ancora sesto senso, si può avventurarsi dovunque. Io invece ero stata costretta fin dalla più tenera età a fare i conti con orribili protesi al naso e per giunta gravata da terribili sensi di colpa. Di cosa mi lamentavo, era solo colpa mia se non ci vedevo tanto bene: avevo guardato troppa tv! Certo, per sforzarmi di decifrare la realtà sghemba di Mr Magoo, m’ero di sicuro giocata anche quelle poche, residue diottrie che mi rimanevano dalla nascita, visto che ero affetta da miopia progressiva, ereditata dalla nonna. « Non devi stare troppo vicina alla tv, piccina, che ti fa male alla vista!» mi ripetevano mamme, zie e prozie varie, mentre io sbuffavo avvicinandomi ancor di più allo schermo in bianco e nero. Ero veramente scocciata: quei continui rimbrotti mi impedivano di afferrare bene i commenti chiave del mio eroe e di capire in quale realtà credeva di essere planato. Povero Mr. Magoo, io   mica ridevo di lui, anzi solidarizzavo profondamente. Le sue vicende mi erano così familiari. Ogni tanto però ero assalita da dubbi e perplessità. . . Di sguincio, sbirciavo le facce dei miei fratelli. Ridevano certo, ma si capiva benissimo che in fondo non erano così immedesimati quanto me. A loro mica capitavano quelle situazioni così rocambolesche. Infatti, quando si giocava a nascondino, ad esempio, tutti correvano sicuri ai loro posti e mi battevano sempre sul tempo nel captare qualunque indizio. L’unica che non vedeva mai un accidenti ero io. . . Come facevo a confessargli che avevo scambiato un uccello per un cappello o la scopa di saggina per i capelli della Carolina? Puntualmente, quando correvo come una forsennata a battere ‘’tana’’ sul muro, di solito seguivano ghigni e sberleffi dato che avevo ‘visto’ cose assai improbabili e solitamente le più strampalate. Situazioni, tra l’altro, che sono rimaste immutate nel tempo nonostante un’operazione di cataratta giovanile e una serie infinita di lenti correttive. L’avvistamento uccelli e oggetti non identificati è diventato  il mio forte. A giudicare dalle quotidiane cantonate che prendo, pare che io viva in una giungla popolata da ragni schifosi, uccelli rari e bestie variopinte. Si vede che sono proprio miope nel DNA, come il mio eroe dei cartoni. Fatto sta Mr. Magoo è rimasto nel mio cuore, anche solo per il suo modo bizzarro di affrontare la realtà, ignorandone totalmente gli spigoli. Lo sua invulnerabilità era diventato il mio specchio segreto.

Come in un “trailer” cinematografico, già dalla mia prima giovinezza si configuravano le mie future e innumerevoli gaffe di donna profondamente e titanicamente in lotta con la realtà visiva e non. Infatti, dai tempi dei cartoni in TV, ho continuato a rincorrere la realtà come in un “tapis roulant” , sempre col naso appiccicato a quello schermo virtuale che divide l’io dal mondo al di fuori di noi, quel diaframma che si interpone tra noi e la realtà e sul quale sono svariate volte andata ad incocciare.
Comunque, una volta terminato quello stadio di immedesimazione nell’eroe miope, anch’io ho finalmente iniziato a camminare per il mondo come lui ed è lì che son diventata anche un po’ la linea bisbetica e lagnona della Lagostina. Ve la ricordate quella specie di sagoma borbottante che cammina su una linea infinita di cui fa parte essa stessa. Man mano, la linea si trasforma in vari ostacoli e oggetti e la sagoma se la prende col disegnatore, imprecando in una strana lingua. Ecco, quante volte anch’io mi son trovata in totale dissonanza e irrimediabilmente fuori contesto! Quanti ematomi sulla pelle e quanti buchi neri nel cervello! Che ci potevo fare io se le mie sinapsi erano miopi? Sì perché, secondo me, quando la vista non funziona bene, ci si proietta veramente un film diverso dagli altri. Poco importa se per evitare un ostacolo immaginario, si fa la fiancata all’auto parcheggiata in seconda fila o se si inviano per sbaglio agli alunni le foto dell’ultima vacanza al mare invece degli esercizi per le vacanze! Ma io che ci posso fare se, con l’andar del tempo, le sagome e le linee del mondo assumono contorni sempre più aleatori? Infatti, come se non bastasse, oltre a diventare sempre più astigmatica (cioè sempre più spostata), dopo l’operazione di cataratta, ho avuto pure bisogno delle lenti per leggere, come le nonnette!! Per non parlare della diplopia galoppante. . . E giuro che l’alcol non c’entra, o almeno non del tutto!
Insomma. . . ormai le mie gesta sono diventate un classico del genere e mi sono quasi trasformata anch’io in un cartone animato, sottotitolato alla pagina 777 per gli ipervedenti (altrimenti detti anche  ultraefficenti e integrati). Questi ultimi non possono proprio capire cosa significhi essere sempre e disperatamente off. Mi hanno anche dato un nome: Woody Gardaland, per quell’aria da eterna marziana nel paese delle meraviglie che continuo ad avere nonostante la non più tenera età.
Oui, Woody Gardaland c’est moi e vi do anche uno scoop, se nei pressi di qualche scuola guida avete visto affisso in giro dei cartelli con su scritto: «Pericolo Pubblico ‒ Most Wanted», beh, insomma, ehm. . . sì, sì, lo confesso, è me che cercano!
Ingrati istruttori di guida, con me avete fatto soldi a palate! Altro che “most wanted”. Per la categoria ci  vorrebbe un capitolo a parte. Come ho odiato le vostre arie da perfetti e inappuntabili guidatori quando invece eravate dei pirati della strada in camouflage. Cosa vi credete? Che perché ero miope, non vi vedessi sgommare per andare all’appuntamento con l’amichetta dopo il lavoro? Ipocriti! E poi tutte quelle manfrine da superdotati solo perché avete la leva del cambio in mano! Tsè! Eh, io ero proprio carne da macello per voi. Ma alla fine ve l’ho messa in saccoccia!
Infatti, arrivata alla veneranda età di 40 anni o suppergiù, ho deciso di prendere la patente! Avevo svariate volte tentato di prenderla ma, ovvio, non passavo mai la visita medica. . . Poi, in preda alla famosa sveglia biologica, nel momento di massima cortina fumogena da cataratta, ho deciso di sfidare la sorte per l’ennesima volta. La mai sopita sindrome da kamikaze aveva raggiunto il suo acme. Ma questa volta, una buona stella brillava sopra di me, anche se io non me n’ero accorta. Ah, quante volte hanno tentato di mostrarmi Alfa Centauri e la costellazione di Orione! Tutto fiato sprecato. Allora, dicevo, avevo una compagna di merende, una tardona come me che s’era finalmente decisa a patentarsi. Eccoci arrivare titubanti allo studio oculistico. Lei, gatto e volpe tutto insieme, mi fa: «Allora, ascolta: entro io per prima e cerco di memorizzare le righe centrali e poi te le impari, ok?» Io, sempre più miope e con dei fondi di bottiglia ultra ossidati sul naso, modello nonna di Silvio Pellico, annuisco titubante. M’è sempre sembrato che la mia memoria non abbia mai un granché funzionato per un evidente stato di continua confusione e mancata coordinazione oculo-manuale, come diceva sempre il mio professore di ginnastica guardandomi con compatimento. In pratica, la mia memoria funziona solo se la realtà che vedo è quella che m’invento. Sarà questo il fatidico terzo occhio? Secondo me sì! Comunque, lode e grazia al terzo occhio e alla mia compagna di merende perché m’hanno consentito di passare la visita della patente per la prima volta in vita mia! Le prime tre righe le ho sbagliate di mio, ma le ultime tre, signori cari, le ho snocciolate da ipervedente. «Lei vede undici decimi, complimenti!» si è congratulato l’oculista. E tutto grazie al terzo occhio. . . meno male che non m’ha chiesto quelle centrali! Sono ancora qui che mi domando se anche il medico aveva il terzo occhio e magari s’è immaginato che io vedessi , tanta era la mia disinvoltura! Una Mrs. Magoo emancipata, diciamo.
Passata la visita per la patente, è iniziata la “carambola” delle lezioni pratiche. Ed è lì che Woody Gardaland si è definitivamente infilata nella corsia del bitume. In senso metaforico, si potrebbe dire che ho trovato il mio habitat, come una novella Mrs. Magoo nel suo strano mondo. Tutto è nato il giorno che andai con un amico a fare pratica. Devo confessare, che avevo una profonda ammirazione per questi martiri che si immolavano per la mia causa. Che dio li benedica in eterno. Dunque, per l’esercitazione, scegliemmo un orario da coprifuoco, appunto per non creare troppo scompiglio. Tutto normale per un po’. . . arrivavo allo stop su due ruote, deceleravo invece di accelerare in partenza. Affrontavo le rotatorie in senso opposto. . . c’è mancato poco che abbia tamponato uno per la forza dirompente di uno starnuto improvviso. Insomma, ordinaria amministrazione. Poi un giorno, c’era l’arcobaleno ricordo , Woody Gardaland e il suo prode si sono avventurati sulla tangenziale ovest. Go West cantavano i Pet Shop Boys dallo stereo. All’improvviso, chi ti vedo apparire all’orizzonte? Proprio uno stuolo di omini a torso nudo. . . Avete presente, quegli operai in tuta arancione che faticano sotto il sole cocente per riasfaltare le strade? Ma a me sembrava di stare nel video dei Pet Shop Boys e ho iniziato a cantare a squarciagola: 

(Go West) Life is peaceful there
(Go West) In the open air
(Go West) Where the skies are blue
(Go West) This is what we're gonna do
(Go West, this is what we're gonna do, Go West)

Poveretti, loro hanno avuto il loro bel da fare a sbracciarsi per segnalare l’obbligo di stop. . . Anche il mio istruttore del momento, poveretto, non ha fatto in tempo a intimarmi di fermarmi che io, in preda all’esaltazione, era già bell’e partita tra sciami di asfalto fresco tra i capelli.  

Da quel giorno, sono stata consacrata la vera diva della corsia del bitume. Perfino il mascara era bitumato e le unghie rigorosamente dark. Ma il mio sorriso non è più sparito al ricordo di quell’impresa. 

Morale, la patente alla fine l’ho presa e ora guido, per così dire, a occhi chiusi. Però vi confesso che ultimamente il mio terzo occhio pare non ci veda benissimo. Infatti, e non fa una piega, mi sto preparando per un decollo definitivo dalla rampa del bitume verso “mondi lontanissimi” – ho già la colonna sonora! 
Quindi, datemi una cloche e vi stupirò! 


BA

25 commenti:

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    1. Che domande! Stevie Wonder :)

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    2. ahahahahahahahahhahaa
      wud, sei terribile, dietro la lavagna!

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  2. Carissima, evitiamo di assumere stupefacenti prima di scrivere un post! (ahahahhaahah, però mi piace, spero solo che non ti prendano a guidare gli aeromobili della Ryan, io viaggio solo con quelli).
    Ma, fare la hostess no?
    e poi mi viene in mente l'episodio di uno shuttle che esplose sulla rampa di lancio, c'era pure una donna nell'equipaggio: le ultime parole captate dalla torre di controllo furono "let's make she drive!"
    GD

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  3. colpa mia...dimenticai la firma...ora c'è :) è la Bea Ary
    Meis

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    1. Meis, stai perdendo colpi! cerca di ritrovarli tutti in occasione dello Svolgimento Party!

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    2. ma no wooddina :) è che la mattina parto solo dopo il secondo caffè eh eh eh lo svolgimento party è la sera....stiamo a posto!
      oggi per evitare di farti sentire trascurata ti posto un sacco di foto? :))
      meis

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  4. Bea, come ti capisco! Anche io sono accecata, e a 6 anni per forza di cose mi hanno inforcata con un paio di occhiali URENDI perche' nel 1970 le montature da "bambini" non esistevano.
    Per quanto riguarda Mr Magoo, ma lo sai che a me faceva venire il nervoso?

    Brava Bea!

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  5. Bea, quando vedi bene proprio non puoi capire cosa si prova...e per me è sempre stato così...poi all'improvviso una malattia ha danneggiato quasi completamente il mio occhio destro e l'altro...si stanca parecchio a lavorar per due, se poi sommi gli anni che passano...sono entrata prepotentemente nel tuo mondo fantastico e ogni giorno gli oggetti mi riservano delle sorprese...sto cominciando ad allenare il terzo però! :) Grazie per il post! BG

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  6. quando conoscerete Bea riderete il doppio di quanto racconta eh eh eh
    grande Woody Gardaland!
    Meis

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  7. Semplicemente brillante! Mi è piaciuto tantissimo, veramente!Tenero e molto divertente...grande!!! Alessia

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  8. Mitica la corsia del bitume e il famoso: "Ara sei passata col rosso"..."Ah mi sembrava verde!"

    Ale

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  9. Vai Bea :):)
    Ps ragazzi questo blog collettivo è troppo ganzo! Passati con 10 :P

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  10. ecco.
    non sono l'unico cecato della classe.

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  11. siccome la conosco bene, posso confermare tutto quanto scritto nel post. il post è serio, perchè è tutta verità. che non crediate che lo abbia scritto per far ridere.no, no, è la pura cronaca della sua vita!!!! una vita sulla corsia del bitume.... speriamo solo che non piloti l'aereo che vi porterà allo svolgimento party...alla peggio, fate guidare Ermeliinda...mi sa che ci vede meglio!

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    1. Ermelinda, posso contare su di te, vero?
      Mi sta venendo un attacco di panico!

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    2. un attacco di panico o un attacco di scagotto?

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  12. Piccina mia, ricordo perfettamente la storia della corsia del bitume, perché in quel preciso frangete ero io a farti da istruttore volante del volante. Credo di essere quello che ti ha fatto fare le peggiori cose, compresa la rotatoria quasi contromano per insegnarti a tenere fisso lo sterzo nelle curve strette, giù del cavalcavia di via Maroncelli.

    Mi pare ieri che tu, all’età in cui molto donne decidono di darsi una botta di vita comprandosi un paio di tette nuove (salvo poi che non l’abbiano già fatto a sedici anni come Britney Spears), hai pensato di sfruttare il bisturi in maniera più utile, e ti sei di seguito fatta la patente.
    Mi ricordavi tanto il Mauro diciottenne che ha impiegato almeno una settimana per capire si fa il giochetto di bilanciare la frizione e l’acceleratore: si, perché se tu sei cecata io sono impedito; tu ed io abbiamo sempre fatto una bella coppia fin da quando ci siamo ritrovato quasi annodati in quel gioco fatto con le reti al parco Iris, quando la Sere ci ha ribattezzato Wonder Tetta e l’Uomo Pelo. Batman e Robin ci fanno una pippa!

    Avevo sempre pensato che Woddy Gardaland venisse da quel tuo potere di trovarti in situazioni paradossali, alla Woody Allen, e dal fatto che anche tu, come me, dentro sei sempre una bambina sulle giostre. Tu puoi vederti tendente al panico, un po’ marziana, ma quando hai infilato la corsia che stavano asfaltando (non era la tangenziale, per fortuna nostra) hai tirato dritto con una risata, mentre io mi stavo leggermente estraniando sentendo le maledizioni degli operai: è il vantaggio di noi che non viviamo del tutto in questa dimensione, certi aspetti della vita materiale non ci toccano. Non perché siamo santi, asceti o filosofi: è solo perché viviamo in un altro mondo, oltre che in questo. Parola di quello che con uno starnuto l’auto l’ha distrutta davvero.

    "Somewhere over the bitumen, way up high,
    There's a land that I heard of once in a lullaby
    Somewhere over the bitumen, skies are blue
    And the dreams that you dare to dream really do come true
    "

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    1. Sono commossa.
      Potrei anche trasformarmi in un' Orchidea Bitumentis e piangere lacrime d'asfalto.

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