lunedì 27 febbraio 2012

Tema: L'amica muta (già "Nonna Rosa")



Nonna Rosa abita da sola in una vecchia cascina, né grande né piccola.
Come tutte le cascine di una volta in cui il piano terra era unicamente adibito a stalla, ha uno spazioso cortile da cui si accede al piano superiore tramite una scala esterna, unica via d'accesso all'abitazione vera e propria.
Nonna Rosa, essendo già abbastanza anziana, non ha timori quali essere derubata, assalita o sequestrata, quindi la porta d'ingresso è perennemente spalancata, fatto salvo per i mesi invernali, nei quali è accostata. D'altro canto, il suo nipote più grande abita a meno di cento metri e lavora in campagna: all'occorrenza le basterebbe lanciare un urlo e lui si materializzerebbe all'istante, armato di forcone. Per cui, Nonna Rosa sta tranquilla.
Le sue figlie meno, ma provate voi a farle capire che la porta dovrebbe stare chiusa e che prima di urlare “Avanti!”, quando sente dei passi sulle scale, sarebbe opportuno chiedere “Chi è?”.
Nonna Rosa è fatta così, inutile discutere.
Oltre al suo bodyguard personale, Nonna Rosa ha anche un'altra nipote, che si chiama Elisa, e oggi Elisa sta andando a trovare la nonna. Del tutto ignara di quello che sta per accadere, parcheggia in cortile, sale le scale, apre la porta e grida: “Ciao, nonna!”.
“Ciao, Elisa!”, le risponde Nonna Rosa, “Sun an cusin'a, ven drinta!”.
(Nota dell'autrice: per comodità, nella narrazione della vicenda useremo direttamente la traduzione dal piemontese, benchè molta della bellezza dei dialoghi vada in questo modo persa. Quindi, traduzione: “Sono in cucina, entra!”).

“Sono passata a salutarti”, dice Elisa, mentre chiude la porta ed entra in corridoio, “Come stai?”.
“Tutto bene. Vieni, entra! Ho appena fatto il caffè, ne vuoi?”, chiede Nonna Rosa, sempre nascosta in cucina.
“Ma sì, dai”, Elisa ormai è arrivata in cucina, abbraccia Nonna Rosa e le schiocca un bacio sulla guancia.
“Dai, dai: posa la giacca sul divano, siediti tranquilla. Prendo il caffè e arrivo”, le dice Nonna Rosa.
Elisa sorride. È metà giugno e ci sono ventotto gradi: tipico di Nonna Rosa non accorgersi della palese inutilità di indossare una giacca. Si dirige verso il microsalotto/stanza da pranzo, si toglie la borsa e ciò che vede la blocca con la mano a mezz'aria, nell'inespresso atto di lanciare la borsa suddetta sul divano di pelle consunto.
Cosa vede?, vi starete chiedendo.
Vede una capra. Una capra nana. Seduta sul divano, che la fissa. In modo piuttosto arcigno, come se la stesse rimproverando di non averla salutata.
Elisa fissa la capra.
La capra fissa Elisa.
Nessuno si muove.
Nonna Rosa appare sulla porta della cucina con una tazzina di caffè già zuccherata: “Non ti siedi?”, chiede ad Elisa, porgendole il caffè.
Elisa -la mano che brandisce la borsa ancora alzata- volta la testa verso Nonna Rosa: “Nonna”, boccheggia, “C'è una capra sul divano”.
Perchè lo dici, ignara bambina? Speri forse che questa notizia smuova la coscienza di Nonna Rosa?
Illusa.
“Lo so”, risponde, candida, la nonna, spingendo la nipote sulla poltroncina e prendendo posto di fianco alla capra, impassibile (la capra, non la nonna). “È dei vicini”, aggiunge, sistemandosi la gonna, “Ogni tanto viene su e mi fa un po' di compagnia, guardiamo la tivù insieme...”.
Un silenzio pesantissimo segue questa affermazione, finchè Elisa, con enorme sforzo di volontà, riesce ad emettere una parola. O meglio, un suono: “Ah...”, rantola.
A Nonna Rosa basta: comincia a chiacchierare del più e del meno, le chiede come stanno i suoi cani, come va l'università, come sta il suo ragazzo (nell'ordine). Elisa risponde faticosamente ad ogni domanda, inghiottendo il caffè, mentre, con gli occhi spalancati, non smette di fissare la capra; la capra, impassibile, si fa gli affari suoi.
Ad un tratto, Nonna Rosa guarda l'orologio: “Ah, ma è tardi”, dice. Poi dà due pacche leggere sul sedere della capra seduta vicino a lei e la incita: “Su, vai. Che se no Marcello si preoccupa”.
La capra, ubbidiente, si alza, scende dal divano e si avvìa verso il corridoio. Elisa la segue con lo sguardo finchè non scompare.
Solo allora trova il coraggio di chiedere a Nonna Rosa: “Nonna...?”.
Non è precisamente una domanda, ma Nonna Rosa capisce: si allunga verso la nipote, le prende una mano e, dandole dei colpetti rassicuranti, risponde: “Nemmeno a me sta simpatica, ma mi spiace manadarla via: si sente tanto sola, sapessi!”.


Disclaimer: Nonna Rosa, Elisa e la capra sono realmente esistenti quindi ogni riferimento a fatti, persone o ruminanti è puramente intenzionale. D'altra parte, non detengo i diritti su nessuno dei personaggi in questione, ma voglio molto bene a tutti e tre.

AC

13 commenti:

  1. aghahaahaaaaa
    agnese, di questo racconto una sola cosa non va, il titolo! (focalizza sul personaggio non protagonista..ahahhahaaa)
    Mi piaciu assai assai!
    GD

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    1. ahahahah! grazie! XD sono sempre stata un mezzo disastro con i titoli, ma a questo serve un Editore/Correttore di bozze come te! consigli? conta che il primo titolo era "Nonna Rosa e la capra", ma l'ho cambiato per non svelare il finale =D

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    2. ahahah! geniale! lo cambio subito! XD

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    3. Senta, amica dell'amica, c'è la sezione Anatomia... vogliamo scrivernE?
      GD

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    4. l'ho veduta, ma prima devo trovare una parte del corpo interessante di cui discutere =)

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  2. Agnese, tu non ci crederai ma non sono per niente stupita! ...ahahhah! Mi immagino bemissimo la capra Nana e Nonna Rosa, e come se fossero miei parenti :)

    Qualcuno tagghi questo racconto sul mio profilo FB!! thanks!

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    1. grazie Anna! =D nonne del genere ce ne sono un po' dappertutto, ma purtroppo sono sempre meno..

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    2. In realta' io pensavo a mia madre...ne sarebbe capacissima...

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    3. tua mamma ha tutta la mia stima! =D

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  3. Io voglio la versione in lingua originale!! Trooooppo bello!
    BG

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  4. Questa è la mia ragazza.
    E la amo tantissimo, anche perché solo lei scrive storie di vita vera/vissuta/questalasapevo così bene XD

    "Elisa fissa la capra.
    La capra fissa Elisa.
    Nessuno si muove."

    <3

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