domenica 5 febbraio 2012

Sez. 8 marzo - Tema: Il mondo di Greta.


...quand'ebbero camminato fino a mezzogiorno, 
giunsero a una casina fatta di pane e ricoperta di focaccia, 
con le finestre di zucchero trasparente. 
"Ci siederemo qui e mangeremo a sazietà," disse Hänsel. 
"Io mangerò un pezzo di tetto; tu, Gretel, mangia un pezzo di finestra: è dolce"...

Hänsel e Gretel
fratelli Grimm





Entrò nella stanza correndo la bimba che quasi stava per inciampare e il merletto del suo abito bianco bianco e fresco fresco di ammorbidente si sarebbe sporcato e strappato. L'ingresso sapeva di dopobarba e di mentolo perché era domenica ed era arrivato lo zio che si rasava solo la domenica. E lei non voleva contare i giorni della settimana, li sapeva certo, ma a lei non importava, tanto sapeva che c'era la domenica che odorava di dopobarba e di mentolo perché arrivava lo zio. E portava le paste. Dentro ad un pacchettino con la carta gialla e il nastro rosso che teneva al mignolo che era un equilibrista lo zio. Aveva i baffoni neri neri e duri duri che si pungeva le mani Greta quando glieli afferrava forte e li tirava. E rideva lo zio con la sua voce grossa di Babbo Natale. E lei rideva con la sua voce da topina che squittiva come Rudolf, che era il suo criceto che girava nella ruota e non si annoiava mai. Greta e il suo vestito bianco bianco che sapeva di ammorbidente la domenica. Andava alla prima elementare e riempiva pagine di A e conosceva l'alfabeto intero, e sapeva contare, e sapeva a memoria le canzoni dei cartone animati, e giocava a fare la mamma con il suo bambolotto che faceva la pipì. E Greta faceva la pipì. Dentro al letto una notte sì e una notte no e le piaceva tanto svegliarsi col calore tra le gambe e il letto caldo. E la mamma la lavava e la profumava con la colonia alle rose. Beveva il latte caldo e andava dritta a scuola a riempire pagine e pagine di O. Come rideva con la sua bocca sdentata di latte e le sue labbra rosse di fragole. E l'odore di mamma nelle ascelle. Greta che indossava le sue scarpette blu e non le voleva togliere mai. Che erano di velluto e Greta le accarezzava mentre la maestra spiegava come se ho tre caramelle e la nonna me ne da due io ho cinque caramelle. Il velluto era bello e morbido come il pelo di Gigio il gatto grigio. L'ultimo regalo di natale.

Greta aveva la sua camera che sapeva ancora di nuovo, con le sue bambole e i trucchi delle fatine, con le aluccie disegnate e gli amuleti e le bacchette magiche. E sognava dentro al suo baule che c'era un altro mondo lì dentro, “il mondo di dentro al baule”. C’era Oriol in quel mondo che la prendeva per mano e a Greta sudava la mano ma rideva perché lui la accompagnava in quel mondo.  Era una meraviglia dentro al baule. Fiori coloratissimi e mai visti, cavalli bianchi con la coda d’argento, gatti dorati con occhi verdi, uccellini azzurri dal becco rosso, farfalle grandi come non aveva mai viste, frutti strani dai colori forti e dal sapore dolcissimo. Poi fiumi e laghi con alghe, pesci verdi e gialli, gamberetti azzurri, ostriche blu, vongole arancioni e granchi bianchi come la neve. Greta che si incantava. E non lo diceva a nessuno Greta che c’era quel mondo che poi tutti ci volevano andare. Lo sapevo solo lo zio che sapeva di dopobarba e mentolo e che veniva la domenica e lei si faceva trovare bellissima. Davanti allo specchio si pittava le labbra di rossetto rosa e gli occhi verdi. Lo zio era uguale uguale a Oriol che viveva nel baule. Solo che lo zio era più bello. Una domenica prese la mano grande e forte e piena di peli dello zio e lo portò nella sua stanza e, civettuola, gli mostrò le sue bambole e il bambolotto che fa la pipì come lei. E i trucchi tutti in bella vista e l’orologio e il quadretto e le penne con le piume e le bacchette magiche e gli amuleti che ti trasformano. E aprì il baule Greta e prese per mano lo zio e lo accompagnò nel mondo incantato. E lo zio era pure incantato. Era forte lo zio, grande e grosso coi  suoi baffoni neri neri e duri duri che si pungeva le mani Greta quando glieli afferrava forte e li tirava. E lo zio si sedeva nella seggiola e Greta a cavalcioni su di lui. E rideva Greta sopra al suo destriero con l’odore buono che era di dopobarba e di mentolo. Con quella faccia liscia di velluto blu e i baffoni neri neri e duri duri. A greta piaceva tanto lo zio che arrivava la domenica. E portava le paste. Dentro ad un pacchettino con la carta gialla e il nastro rosso che teneva al mignolo. Era un equilibrista lo zio.


VB

8 commenti:

  1. C'è innocenza nell'indecenza. Nel crimine c'è la collaborazione della vittima a sua stessa insaputa e l'orrore vive accanto alla fiaba, e vi si mescola. Dirlo e non dirlo, farlo vedere senza mostrarlo ma svelandolo. Vito secondo me è già pronto per l'università.

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  2. Bellissimo pezzo! Mi è piacita la scelta del punto di vista e come hai mantenuto l'equilibrio tra la malizia e l'innocenza, mostrando senza descrivere. Con quei baffoni pungenti che incombono su tutto il pezzo. Dai ripetizioni agli asini dell'ultimo banco?
    Manubirba

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  3. ogni baule pieno di colori ha dentro sfumature segrete, spaventose e buie...e la tua raffinatezza nel raccontarle rende tutto magico nonostante tutto......perchè la vita è anche questa purtroppo. bravo bravo come sempre e più di sempre...

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  4. grazie!
    come al solito siete troppo gentili...

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  5. ... semplicemente elegante!
    matali

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  6. Bello e in temissima.
    Si sull'orlo sempre di una narrazione diafana con personaggi tenuti in bilico tra circo e belle epoche : immagino lo zio in panama e baffoni e poi in calzamaglia a fare l'equilibrista con una bambola in pizzo. Purtroppo il gioco s'intorbidisce dentro a un baule da mille meraviglie che non sono più luogo d'innocenza e d'infanzia. Racconta con tanta leggera eleganza l'innocenza violata. Grazie!! non si dirà mai abbastanza ...purtroppo.

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