Sai quando un profumo, una musica, un sapore ti porta indietro nel tempo e ti senti piombare in un’altra epoca? Ecco a me il profumo di lavanda fa questo effetto: era il profumo di nonna Maria e quando mi capita di sentirlo è come tornare la bambina che adorava aprire di nascosto i pesanti cassettoni di noce del comò della stanza da letto dei nonni. Lo sento ancora, il tintinnio delle maniglie d’ottone che cercavo di mitigare per non farmi scoprire e poter frugare con la dovuta cautela e con un orecchio sempre attento ai passi che potessero venire nella mia direzione.
Tra i fazzoletti in cotone con le iniziali ricamate, il velo scuro da messa e la madonnina di Lourdes di plastica fosforescente erano ripiegate con precisione maniacale le calze di seta ed il busto contenitivo color carne con il reggicalze di raso.
Questa mescolanza di sacro e di intimo solleticava ulteriormente la mia curiosità e non potevo trattenermi dall’aprire il portamonete dei rosari: quello di pelle blu morbidissima con la chiusura a palline nelle quali erano incastonati due finti rubini rossi … al suo interno, avvolti nella fodera di seta, almeno tre rosari: uno in finto cristallo, uno in legno e quello in onice nero che la nonna aveva disposto volere intrecciato nelle mani per il suo ultimo viaggio e che non potevamo assolutamente toccare … poi la sottoveste nera di pizzo, il messale ingiallito farcito di santini…, il guscio rigido in similpelle che nascondeva la sveglia da viaggio quadrata…, la retina ed i fermagli in osso per capelli; la spilla d’oro con le rose di corallo rosa, le finte camicette… sai quelle che avevano solo il davantino con il colletto, l’abbottonatura, un elastico sulla schiena e si portavano sotto il golfino abbottonato? Poi i foulard di seta, i più profumati in assoluto: sapevano di lei…di nonna Maria e di lavanda. Erano pomeriggi eterni, caldissimi… per mitigare la canicola le imposte erano semichiuse e le mosche tenute a bada dalla tenda verde traforata che solo di rado veniva smossa da un refolo d’aria… Fuori in cortile, una gettata di cemento grigio ormai consumato e lucido, stava sdraiato Tell, fedele cagnetto di nonno Pinot… le gambe cortissime, una pancia che sfiorava terra ed il pelo corto e maculato,… cercava un po’ di refrigerio all’ombra delle ortensie e dormicchiava sulla ghiaia respirando affannosamente forse a causa della vecchiaia. Oltre ad esplorare i cassetti della nonna, mia sorella ed io potevamo giocare ai cinque noccioli o all’elastico che c’eravamo portate da Torino, fatto con i collant smagliati della mamma. I collant … che conquista sarebbero stati… invece noi dovevamo ancora portare i gambaletti traforati di quel ruvido cotone bianco e inamidato, con l’elastico così stretto che ti lasciava il segno proprio sotto il ginocchio e faceva prudere da morire, fino a quando non decideva di lasciarsi andare definitivamente e allora le calze cadevano impietose sulle scarpe di vernice della messa domenicale .
Unica interruzione alla monotonia pomeridiana era la merenda. Pane burro e zucchero, ma se riuscivamo a farci portare da Neta, la cugina di papà da cui comperavamo le uova avvolte nella carta di giornale, allora avremmo potuto bere anche uno spumeggiante bicchiere di vino fragolino, quello con la schiuma rosa… che “a va bin anche per i cit” … servito nel bicchiere con il piedistallo ed il bordino dorato, nel soggiorno buio accanto alla stalla dove il profumo di lavanda della nonna lasciava il posto a quello della campagna... poi tornavamo a casa con la 127 color azzurro carta da zucchero ovviamente senza aria condizionata ma con il deflettore aperto ed il mangiadischi arancione … “non piangere salame dai capelli verde rame era un gioco…non era un fuoco lo sai che t’amo io ti amo veramente… eppur mi son scordato di te…come ho fatto…non so…una ragione vera non c’è… lei era bella però…”
BG
Pane burro e zucchero era anche la mia merenda! A volte mia nonna si cimentava anche con il salato : Pane olio e sale che colava ovunque :)
RispondiEliminaMa secondo Voi c'e' ancora qualcuno che fa merenda in questo modo?
lavanda mon amour!
RispondiEliminaconservo dei fiori dentro ad una scatola di cartone e atkinsons produce una saponetta che fa proprio al caso mio e di nonna maria!
Bartucca sai che la parola ATKINSON è una delle poche non sono mai riuscita a pronunciare in vita mia??
RispondiEliminaA me la lavanda fa venire in mente i cioccolatini di GOBINO alla lavanda appunto!altro che sacchetti profumati e sapone..CIOCCOLATOO!
Dimenticavo c'e anche la creme brule' alla lavanda , squisita :)
No, scusa Wood: e me lo dici così? Gobino produce siffatta meraviglia e io lo so soltanto adesso?? Devo rimediare! E vorrei anche sapere subito com'è fatta la creme brulè alla lavanda...
RispondiEliminaSlurp!
R.L.
E poi: Wood mi meraviglio! Qui nella Maremma selvaggia ai bimbi si usava dare pane vino e zucchero! Lì no? Strano... :)
RispondiEliminaR.L.
E poi: Wood mi meraviglio! Qui nella Maremma selvaggia ai bimbi si usava dare pane vino e zucchero! Lì no? Strano... :)
RispondiEliminaR.L.
...come i cassetti della mia mamma...rosari, sottane e veli per la messa...e le merende con pane olio e zucchero e soprattutto quel caldo torrido delle estati pugliesi che sembravano liquide e infinite...che meravigliosi ricordi hai risvegliato cara barbara
RispondiEliminaaltri tempi.... io da piccolo mangiavo pizzette e arancine, pigiavo on sull'aria condizionata e dalla finestra guardavo i miei vicini sudare... che sofferenza quando finiva il gelato, per fortuna che mia madre lo comprava a vaschette da due chili, e nn appena accennava a finire, già ne comprava un'altra.
RispondiEliminain casa portavo persino un golfino...
GD
Lepri, in Piemonte il vino ce lo mettevano nella minestra o sugli agnolotti! Giurin giuretto.
RispondiEliminaanche io mangiavo pane con burro e zucchero,ciambelle fatte in casa e chili di cioccolato,più qualche merendina che scappava qua e là! ma pizzette e arancine solo di nascosto in pausa ricreazione...eppure sono più piccola di GD! mmmm @GD!!! tentativo mal riuscito di sembrare giovane!! ^_^'
RispondiEliminaAG
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