La scatola nera è sulla mensola da sempre so che nonna Abelarda non desidera che alcuno la manipoli. E' gelosa.
Ha occhi vivi. Piccoli e puntuti come quelli di un topo. Oddio ho sempre avuto paura dei topi, ma gli occhi di nonna Abelarda sono così belli. Neri, con un taglio che va verso l'alto, come un angolo sfuggente. Si staccano dal viso mobili, dotati di vita propria. Bellissimi in mezzo alle rughe copiose, alla pelle di pergamena, ai capelli bianchi copiosissimi e incolti, sotto al turbante sgargiante che la rende insolita come solo ella può.
Nonna Abelarda sfoggia sempre gonne larghe e piene di colori su stivali di gomma. Fanno comodo lungo le strade fangose, mentre passa a guado i rivoli e i ruscelli nei valloni umidi e profumati di macchia mediterranea.
I rovi le pinzano le maglie ruvide e grosse con le quali si difende dai rigori degli inverni ghiacciati.
Sono informi sulle sue spalle esili e nascondono la sua figura da gnomo difforme, su gambe torte da troppo lavoro. Il copricapo, coloratissimo e rigorosamente di lana, annodato come un turbante le lascia visibile solo il naso rosso e gocciolante.
Prendo in mano la scatola.
Ha il coperchio lucido e nero, di lacca, con intarsi di fiori bianchi in madreperla.
L'apro. Al centro la figurina minuscola, con il braccio alzato e la manina elegantemente atteggiata, mentre il tutù tutto intorno alle gambe dritte in uno spasimo sulle punte, comincia lentamente a ruotare ora di qua ora di là.
L'apro. Al centro la figurina minuscola, con il braccio alzato e la manina elegantemente atteggiata, mentre il tutù tutto intorno alle gambe dritte in uno spasimo sulle punte, comincia lentamente a ruotare ora di qua ora di là.
La musica.
Accanto c'è un filo d'oro con una medaglia e un anello d' osso con un volto stampigliato.
Quando la vedi nell'alba invernale arrancare per trazzere di campagna, verso boschi di rovi in cerca di asparagi, di bacche selvatiche e verdure di campo, non immagini che abbia mai indossato sottane di seta e collane di perle fino all'ombelico. Cappelli con fasce in ottomano e velette sugli occhi.
Non l'immagini mentre volteggia, fasciata di seta su tacchi grossi e calze pesanti, avvinghiata al suo uomo dai capelli neri e lucidissimi.
Lo stesso sull'osso dell'anello. Lo stesso sguardo fascinoso, quasi di profilo, mentre accenna un passo di tango e lei, la ballerina lo asseconda.
Adesso indietro docile piega di qua il capo e poi di là.
Ecco un passo indietro e si curva sulla vita, la crocchia di capeli neri sembra quasi sciogliersi.
Nonna Abelarda non è più nonna Abelarda: è fine e giovane, elegante e innamorata. Ha un uomo bellissimo e balla come una libellula. Magra e dritta come un fuso. Lo ama.
La guancia sulla guancia e poi un attimo egli la sfiora con un bacio. La musica nel ritmo avvolgente, scivola tra loro e la gente, li isola, li accende. Ed ecco reclina il capo e stringe più forte la mano, la intreccia. Le nocche impallidiscono tra le gemme.
Nonna Abelarda con i capelli candidi come trine di ghiaccio, scivola sul fango, si arrampica tenendosi alle radici, combatte ogni mattino nel gelo dell'alba la sua battaglia quotidiana. La senti imprecare e adirarsi contro la solitudine, contro la strada aspra e ingrata.
Ma poi sorride.
Scopre la bocca sdentata e in quel sorriso che immagino, per il viso in ombra contro il sole, tanto da confondersi con la luce, c'è tanta bellezza.
CLA
Bellissimo il gioco di rimandi e la scrittura ha ritmo, trascina sino alla fine e senti pure della musica di sottofondo...W Clotilde che se la spirugghia assai assai!!!!
RispondiEliminaGD
Queste nonne?
RispondiEliminaCredo che di scatole porta gioie ne esistono poche, oggi le nonne, navigano, rubano cuori, ammiccano al mercato e offrono il caffè ai maschietti indifferenti. Un aperol friz e l'atmosfera è fatta, macchè the e pasticcini...
CLA scrivi in modo molto dolce, romantica?
Fanno comodo lungo le strade fangose, mentre passa a guado i rivoli e i ruscelli nei valloni umidi e profumati di macchia mediterranea.
RispondiEliminache bella frase, è una fuga
Anna grazie. E' una fuga davvero, in salita direi.
EliminaOserei dire che la musica per questo scritto è mosso con intervallo.
CLA