Ulisse e Penelope
Passata alla storia come donna paziente e innamorata, in
realtà la regina di Itaca era una femmina assai scaltra. Visse da colf giusto i
primi tempi del matrimonio ma poi il destino benigno la strappò da questa
condizione infausta, spedendole il coniuge – giovane senza fissa dimora – prima
ad abitare nella pancia di un cavallo e poi a fare lo scafista su e giù per il
Mediterraneo. E mentre il nostro eroe arrancava qua e là, respinto da decreti
legge olimpici, mai votati all'unanimità ma sempre vincenti sulla fiducia,
nostra signora di Itaca passava il tempo come ogni regina, portando il pargolo
Telemaco in scuole esclusive, frequentando saloni di bellezza e terme, e
giocando a Burraco con le amiche. In mancanza del re suo marito, nessuna cerimonia
sfibrante, nessun banchetto da preparare né piatti da lavare. A lei bastava un
tramezzino con le olive nere e la cipolla, ché non aveva mai avuto simpatia per
l’arte culinaria, e del resto era sempre a dieta. Dopo qualche anno, dal
momento che la sua isola era abitata solo da guardiani di pecore e porci, tutti
più che settantenni, fu presa dalla noia e decise di dare un party per alcuni
amici gay, così da divertirsi senza correre pericoli, che se poi Ulisse veniva
a sapere che si trattava di vitelloni giovani e pimpanti, era capace di
tornare. Ma si sa, anche Ermes era invecchiato e diventato mezzo orbo, e così
non capì bene la scritta sugli inviti.
Penelope cominciò a disperarsi, perché quelli mangiavano
dalla mattina alla sera e lei aveva la cuoca rumena che proprio il giorno prima
era tornata al suo paese per sposarsi. E mica si accontentavano dei tramezzini,
quei brutti Proci! Volevano pajata e trippa a tutte le ore, schizzavano di sugo
le tovaglie e lasciavano in terra una discarica. Per non dire della tavoletta
del bagno, sempre alzata. A Penelope perciò venne l’esaurimento nervoso e si
chiuse in camera. Per la rabbia cominciò a disfare la tela del sudario che
stava preparando per il suocero, un vecchietto rimbambito che viveva in una
casa di riposo sull’isoletta di fronte, ma a metà della sua opera di
distruzione si pentì e rifece la tela, poi al contrario, e così via, in un
crescendo nevrastenico.
Nel frattempo Ulisse, lo scafista senza fissa dimora, seppe
da Ermes che un gruppo di omosessuali gli stava distruggendo la reggia e
insidiando la moglie. Uomo di vedute larghe, anche per i numerosi anni
trascorsi in alto mare in compagnia dei suoi gai marinai, decise di andare a
dare un’occhiata. Indossò il suo vello d’oro con paillettes, suonò al
campanello e chiese “E’ qui la festa?”. Gli aprì l’irsuto Antinoo che non lo
riconobbe e lo sbeffeggiò davanti agli altri Proci, invitandolo a ballare un
appassionato e maschio sirtaki. Amante del femminile mambo, in preda a una
delusione devastante, Ulisse fece un macello.
Penelope, che lo aveva riconosciuto e tremava all’idea che
quel vecchietto rugoso e avvizzito dall’acqua di mare gli si mettesse in casa
(ormai praticamente single e ragazza madre da venti anni, la nostra non aveva
nessuna intenzione di cambiare status), si mostrò timorosa e piena di dubbi.
“Non è lui!” gridava come una gallina. “Non ci sono le
prove!”
“Ma madre, la vecchia nutrice lo ha riconosciuto per via
della cicatrice alla gamba che si fece combattendo con un cinghiale!”, diceva
Telemaco, tutto speranzoso che quello fosse davvero il suo babbo (finalmente
qualcuno con cui andare a caccia, a donne e allo stadio la domenica).
“Per quanto ne so io, quello sconosciuto la cicatrice se la
potrebbe essere fatta cadendo dalla Vespa!” disse la regina esasperata e ben
decisa a cacciare quel perditempo fannullone.
“Ok, ok … niente panico” disse alla fine la furba regina,
esausta per i capricci del principino “se è davvero tuo padre, saprà come fare
a sistemare la zampa del letto comprato a Ikeopolis, che sono venti anni che
ciondola”. Per la perdita del prezioso oggettino, ella contava sui molti
traslochi patiti dal marito scafista. Invano. Ulisse, l’uomo multiforme e
scaltro sopra ogni altro, fece un sorriso beffardo, e da sotto la canottiera,
tirò fuori, attaccata a una catenina d’oro, una minuscola brugola.
R.L.
Un vero BRUGOLONE sto ULISSE!
RispondiEliminaa volte in amore più che il colpo di fulmine vince il colpo di brugola! Olè!
RispondiEliminaEh eh eh...Dove si trova il vello d'oro con paillettes?
Meis
Nel negozio vintage "Gli Argonauti"!
EliminaEcco un altro esempio di affinita',,io mi ricoprirei di pailletesss!
EliminaE non dimentichiamo un pregio enorme di questa donna..chiamarsi Penelope... si fosse chiamata Samantha, la Cruz avrebbe sfondato con Almodovar?
RispondiElimina(Lepri in gran forma....)
i miei complimenti madama Lepri!
RispondiElimina:) Madama ancora non me lo aveva detto nessuno...
EliminaMadama è molto Torinese! ha 2 significati: il 1° indica una signora benestante della collina , ma ragna, con i capelli appena fatti dal parrucchiere di fiducia dove spende solo 10 euro per la piega, che compra i vestiti da ZARA ma la borsa da HERMES magari in coccodrillo...
EliminaIl secondo indica la POLIZIA