giovedì 19 gennaio 2012

Tema: Teoria pratica del colpo di fulmine (quarta puntata)


Ulisse e Penelope


Passata alla storia come donna paziente e innamorata, in realtà la regina di Itaca era una femmina assai scaltra. Visse da colf giusto i primi tempi del matrimonio ma poi il destino benigno la strappò da questa condizione infausta, spedendole il coniuge – giovane senza fissa dimora – prima ad abitare nella pancia di un cavallo e poi a fare lo scafista su e giù per il Mediterraneo. E mentre il nostro eroe arrancava qua e là, respinto da decreti legge olimpici, mai votati all'unanimità ma sempre vincenti sulla fiducia, nostra signora di Itaca passava il tempo come ogni regina, portando il pargolo Telemaco in scuole esclusive, frequentando saloni di bellezza e terme, e giocando a Burraco con le amiche. In mancanza del re suo marito, nessuna cerimonia sfibrante, nessun banchetto da preparare né piatti da lavare. A lei bastava un tramezzino con le olive nere e la cipolla, ché non aveva mai avuto simpatia per l’arte culinaria, e del resto era sempre a dieta. Dopo qualche anno, dal momento che la sua isola era abitata solo da guardiani di pecore e porci, tutti più che settantenni, fu presa dalla noia e decise di dare un party per alcuni amici gay, così da divertirsi senza correre pericoli, che se poi Ulisse veniva a sapere che si trattava di vitelloni giovani e pimpanti, era capace di tornare. Ma si sa, anche Ermes era invecchiato e diventato mezzo orbo, e così non capì bene la scritta sugli inviti.
E fu così che arrivarono i Proci.

Penelope cominciò a disperarsi, perché quelli mangiavano dalla mattina alla sera e lei aveva la cuoca rumena che proprio il giorno prima era tornata al suo paese per sposarsi. E mica si accontentavano dei tramezzini, quei brutti Proci! Volevano pajata e trippa a tutte le ore, schizzavano di sugo le tovaglie e lasciavano in terra una discarica. Per non dire della tavoletta del bagno, sempre alzata. A Penelope perciò venne l’esaurimento nervoso e si chiuse in camera. Per la rabbia cominciò a disfare la tela del sudario che stava preparando per il suocero, un vecchietto rimbambito che viveva in una casa di riposo sull’isoletta di fronte, ma a metà della sua opera di distruzione si pentì e rifece la tela, poi al contrario, e così via, in un crescendo nevrastenico.
Nel frattempo Ulisse, lo scafista senza fissa dimora, seppe da Ermes che un gruppo di omosessuali gli stava distruggendo la reggia e insidiando la moglie. Uomo di vedute larghe, anche per i numerosi anni trascorsi in alto mare in compagnia dei suoi gai marinai, decise di andare a dare un’occhiata. Indossò il suo vello d’oro con paillettes, suonò al campanello e chiese “E’ qui la festa?”. Gli aprì l’irsuto Antinoo che non lo riconobbe e lo sbeffeggiò davanti agli altri Proci, invitandolo a ballare un appassionato e maschio sirtaki. Amante del femminile mambo, in preda a una delusione devastante, Ulisse fece un macello.
Penelope, che lo aveva riconosciuto e tremava all’idea che quel vecchietto rugoso e avvizzito dall’acqua di mare gli si mettesse in casa (ormai praticamente single e ragazza madre da venti anni, la nostra non aveva nessuna intenzione di cambiare status), si mostrò timorosa e piena di dubbi.
“Non è lui!” gridava come una gallina. “Non ci sono le prove!”
“Ma madre, la vecchia nutrice lo ha riconosciuto per via della cicatrice alla gamba che si fece combattendo con un cinghiale!”, diceva Telemaco, tutto speranzoso che quello fosse davvero il suo babbo (finalmente qualcuno con cui andare a caccia, a donne e allo stadio la domenica).
“Per quanto ne so io, quello sconosciuto la cicatrice se la potrebbe essere fatta cadendo dalla Vespa!” disse la regina esasperata e ben decisa a cacciare quel perditempo fannullone.
“Ok, ok … niente panico” disse alla fine la furba regina, esausta per i capricci del principino “se è davvero tuo padre, saprà come fare a sistemare la zampa del letto comprato a Ikeopolis, che sono venti anni che ciondola”. Per la perdita del prezioso oggettino, ella contava sui molti traslochi patiti dal marito scafista. Invano. Ulisse, l’uomo multiforme e scaltro sopra ogni altro, fece un sorriso beffardo, e da sotto la canottiera, tirò fuori, attaccata a una catenina d’oro, una minuscola brugola.

R.L.

 



 

8 commenti:

  1. Un vero BRUGOLONE sto ULISSE!

    RispondiElimina
  2. a volte in amore più che il colpo di fulmine vince il colpo di brugola! Olè!
    Eh eh eh...Dove si trova il vello d'oro con paillettes?
    Meis

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nel negozio vintage "Gli Argonauti"!

      Elimina
    2. Ecco un altro esempio di affinita',,io mi ricoprirei di pailletesss!

      Elimina
  3. E non dimentichiamo un pregio enorme di questa donna..chiamarsi Penelope... si fosse chiamata Samantha, la Cruz avrebbe sfondato con Almodovar?
    (Lepri in gran forma....)

    RispondiElimina
  4. i miei complimenti madama Lepri!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. :) Madama ancora non me lo aveva detto nessuno...

      Elimina
    2. Madama è molto Torinese! ha 2 significati: il 1° indica una signora benestante della collina , ma ragna, con i capelli appena fatti dal parrucchiere di fiducia dove spende solo 10 euro per la piega, che compra i vestiti da ZARA ma la borsa da HERMES magari in coccodrillo...
      Il secondo indica la POLIZIA

      Elimina