martedì 3 gennaio 2012

Tema: Si è fatta notte, tanta notte, troppo notte.

svolgimento


           Di notte coi fari accesi in macchina è bello: vedi le ombre lunghe lunghe e sai che sei tu a decidere di farle. E di cosa farne a volte. Perché se spegni le luci loro spariscono, o se metti gli abbaglianti si appiattiscono. E se passi in un viale alberato vedi quella luce penetrare la corteccia degli alberi e rimani affascinato dall’argentare delle foglie. E se vai vicino al mare non fai le ombre ma vedi quei fari riflessi sull’acqua che sembra che  brilli e puoi rompere il silenzio di tutto il mare e ti sembrare di spiare i pesci che dormono e li svegli. E sorridi.

        Riflesso sul vetro di un armadio Liberty, uno di quelli belli coi tulipani intagliati e le forme geometriche e il cassettone in basso con le maniglie in ottone e la tendina di lino grezzo di colore bianco ingiallito, vidi un bambino. Avevo anche messo una nappina di seta gialla alla chiave dell’unica anta di vetro, e mi piaceva seguire con l’indice l’intaglio delle foglie stilizzate. Manifattura veneta di sicuro: mancava di policromia e dell’asimmetria tipica del Liberty siciliano. Le tarlature erano state coperte con una buona pasta e il colore noce chiaro era stato restituito in tutto il suo splendore. Forse i piedi non erano originali, sostituiti negli anni settanta forse. Era rimasta la colatura di un mastice arancio vivo. Faceva anche un po’ di tanfo di insetticida, aggiunto per sterminare possibili colonie di tarli. In basso, nel cassettone dalle maniglie di ottone, tenevo la biancheria intima. In alto, appese ad un bastone d’acciaio, ovviamente non originale, camicie e giacche. Nel ripiano le mie maglie e le t-shirt. Era bello il bambino coi suoi occhi grandi e neri, la sua pelle non ancora bruciata dal sole, i suoi capelli scomposti ma curati, che gli andavano davanti agli occhi. Solo una volta lo vidi. Era dentro ad un paio di pantaloni al ginocchio e i calzini bianchi alle caviglie, scarpe testa di moro sporche di terra e una camicia di canapone tessuto a mano. Poco prima correva tra le lenzuola di una terrazza. Erano bianche quelle lenzuola, bianche come quelle di una volta, lasciate a mollo nella cenere e lavate a mano nell’acqua fresca del fiume. Voleva farsi rincorrere il bambino ed aveva voglia di giocare. Vicino al termosifone o appendendosi alle travi del soffitto basso. Una volta fece un tonfo che svegliò la mia amica che dormiva sul divano. E quando si nascondeva nella scala a chiocciola e stava a guardarmi. E aspettava che io mi girassi di scatto per fuggire di corsa a letto. E lo salutavo con un cenno tutte le volte che entravo o uscivo, nel rispettoso silenzio che meritava. Perché di marachelle non ne sapeva fare. A spalare carbone era abituato e poco gli importava di capricci e lagne. A me piaceva la sua compagnia perché era silente ma attenta. Ci rispettavamo e nessuno pestava i piedi all’altro. Lasciai quella casa senza neanche salutarlo e tutte le volte che passo per quella via alzo gli occhi a quella finestra e sorrido al mio bambino e un pezzo di budello si storce appena. “Buonanotte anima mia” gli sussurro. Anche se non so chi sei, anche se non t’ho vista mai. Ed è quel desiderio, non melenso o sentimentalista, no. È quel bruciore dentro, quella feroce assenza di una cosa, di una persona o di un amore mai conosciuti.

        E questa notte ho spento i fari e le ombre non c’erano più. E poi gli abbaglianti e loro erano lontane. Poi gli anabbaglianti e il mare brillava e sfidavo le lampare al largo. E giocavo con l’argento di un ulivo.

         Che poi ti accorgi che tutta questa malinconia neanche c'è. Forse non è vero che esiste veramente. È solo  un luogo dell'animo in cui ci piace prendere un caffè, consumare un pasto frugale o dormirci un paio di notti. Per poi scoprire, dopo mille peripezie, che quello che cerco, o che forse cercano tutti, volenti o nolenti, violenti o perdenti, non so...è forse...rimanere tutti interi?

VB






9 commenti:

  1. proprio bello questo tema!! Rimanere tutti interi sarebbe già buona come cosa... spesso è difficile, ma a volte ci si riesce anche. Le ombre però non ci lasceranno mai, bisogna imparare a conviverci...
    e poi si sarà fatta anche troppa notte... ma poi viene il giorno! :)
    AG

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  2. ormai presuntuosamente credo di saperti riconoscere in mezzo a 100 racconti...questo velo malinconico che hai velato, lo adoro!
    matali oscar

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  3. Che bello questo POST sembra un lavoro all' uncinetto, ma non di quelli fatti con il filo spesso di cotone ,ma di quelli lavorati con il filo sottile e preZioso per creare un merletto di Venezia!
    Molto Proud of you!

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  4. Azz, ma svolgimento è un luogo troppo piccolo per un post così grande.....
    al primo Svolgimento party sarebbe bello esordire con questo post... o metterlo in chiusura...e comunque evidenziarlo.
    Una gran esempio di scrittura da un alunno a tutte le maestre edite del mondo!
    GD ('stu Bartucca comincia a scrivere troppo bene, tagliamogli le gambe!!!)

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  5. Che bello abbandonarsi ad una malinconia da una botta e via, che ci svela qualcosa che c'è in noi che non è né melenso né sentimentalista, ma a cui piace cuocere a bagnomaria nella tristezza.
    Che bello sapere che nell'armadio c'è qualcos'altro oltre alla biancheria che non troveremo mai.
    Che bello scegliere la forma delle ombre, così fanno meno paura.
    Che bello questo post, ho sentito l'odore del legno e delle lenzuola.

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  6. Un fantasma! Ecco quello che ti meriti!

    RISPETTOSAMENTE

    Il tuo collega
    Amico
    Quasi convivente

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  7. Il Fantasma FORMAGGINO??

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